di Massimiliano Lenzi Romanzo Nazionale: tre italiani su quattro, il 74,56% di share, hanno seguito domenica sera la partita degli azzurri all'Europeo di calcio contro l'Inghilterra, vinta ai rigori.
Unpopolo unificato dal pallone in televisione, un consenso che non si vedeva da parecchio tempo e che la politica - da Berlusconi a Bersani passando per il centro - si sogna. Perché questa nazionale, che giovedì sfiderà la Germania in semifinale agli Europei, porta con sé la narrazione di un Paese intero nelle storie dei suoi calciatori, nei loro volti, nelle loro eccezionalità e storpiature, nell'orgoglio di chi sa di meritare il meglio, sul campo e in Europa, avvezzo com'è a discese ardite e risalite. C'è Mario Balotelli, talento di colore, fantasia e imprevedibilità, irrequietezza e impazienza, capace di riscattare una smorfia di troppo a Tizio o Caio con un gol impossibile. Lo fischiano a volte, SuperMario e tutti a dire che è per il carattere ma in realtà si tratta di timore misto ad un velo di stupido razzismo. C'è Antonio Cassano, da Bari vecchia, tornato sul campo, per correre e inventare, dopo un'operazione al cuore; c'è Gianluigi Buffon, portiere dall'anima tricolore, sempre inappagato - «avanti Italia, c'è ancora molto da fare» - amante dell'azzardo com'è, il che non è una colpa. Canta l'inno di Mameli Buffon, prima di ogni incontro, perché l'identità si mostra e non si nasconde. Chissà, forse pure questo aiuta a parare i rigori. C'è Pirlo, che calcia col cucchiaio nell'attimo sospeso tra vittoria e sconfitta, ci sono Diamanti e Balzaretti, Nocerino e De Rossi, Marchisio e Maggio. Ci sono tutti. E c'è Cesare Prandelli, il commissario tecnico che ha perso l'amata moglie alcuni anni fa dopo aver lasciato - tempo prima - per assisterla - la panchina di un club di serie A. Scelte da uomini di fede, con la U maiuscola. Non fosse calcio sarebbe un film, con i giocatori azzurri ed il loro allenatore, tutti insieme, attori protagonisti. Il finale, quello, è ancora da scrivere ma l'epica, la trama, quella è già negli occhi di venti milioni di italiani che l'hanno vista in tv: cuore e cervello, nostalgia e futuro, eros e thanatos, e tutto in una nazionale di pallone. Ha scritto Umberto Saba, nella poesia Goal: «Intorno al vincitore stanno / al suo collo si gettano i fratelli / Pochi momenti come questo belli, a quanti l'odio consuma e l'amore / è dato, sotto il cielo, di vedere».