Li hanno additati come Pigs, ovvero maiali in inglese.
IPigs sono il Portogallo, l'Italia, la Grecia e la Spagna. Sono accomunati da situazioni finanziarie non virtuose e da bilanci pubblici precari. Ma non si vive di solo pane. E giustizia sta forse (dita incrociate d'obbligo) per essere fatta. Sì perché saranno anche i paesi che dovranno fare i maggiori sacrifici per rimanere nel club dei più ricchi, ma quanto a gambe, cuore e palleggio, sui campi di calcio dell'Europeo non hanno nulla da invidiare a nessuno. Il verdetto dei mercati li condanna. Ma quello del campo li nobilita: tre dei quattro Pigs (Grecia esclusa) sono arrivati alle semifinali di Euro 2012. La quarta, ironia della sorte, è la rigorosa Germania. La squadra delle Merkel, dei teutonici tutti d'un pezzo, e che non manca giornalmente di frustare con la sua rigidità le economie in difficoltà. Frau Merkel non lascia spazi alla mediazione. Italiani, spagnoli e portoghesi per lei pari sono: lavorino e mettano ordine in casa. Così il livore verso Berlino cresce, monta la rabbia. Che è inutile sfogare nell'economia: la macchina produttiva tedesca rallenta ma è sempre poderosa. Resta il pallone, il campo di erba polacco e ucraino. Lì la rivalsa si può compiere. Le banche di Spagna sono allo stremo, pronte a essere comprate per un nichelino, ma non si può non immaginare con soddisfazione a cosa passerà nella testa all'indignados madrileno accanto al bancario appena licenziato, il giorno in cui la palla entrerà nella rete difesa dal portiere tedesco. E come non pensare al Portogallo, cenerentola d'Europa, i cui governanti ricevono puntualmente le visite di arcigni funzionari dell'Europa del Nord che controllano i conti e bocciano puntualmente le misure di austerity da propinare al popolo. Chissà con che faccia l'usciere del ministero del Tesoro di Lisbona aprirà loro la porta se, una staffilata del rampante Cristiano Ronaldo, condannerà i tedeschi alla sconfitta. Infine l'Italia. Derisa fino a qualche mese fa nei consessi internazionali e oggi paradigma della riscossa. A Monti, che di calcio mastica poco, il mondo economico e politico guarda come l'ultimo argine per contenere la supremazia teutonica. Ma accanto a lui cominciano a brillare altre stelle. Sono i Pirlo e i Cassano, i Balotelli e i Diamanti, chiamati al riscatto sul campo di calcio. Che diventa il terreno di scontro non solo di due compagini sportive ma anche di due filosofie di vita: il Sud fantasioso, levantino e chiacchierone contro il rigore austero di Berlino. La rivincita dei «maiali» per ora è affidata a una palla.