Il rigore italiano che ci piace
Tutto comincia con un palo stratosferico di De Rossi in versione artigliere e finisce con un Diamanti per sempre. L’Italia è più forte degli inglesi, che avranno in scuderia due purosangue come Gerrard e Rooney, ma poi dietro e in mezzo al campo si arrangiano con una serie di pennelloni che fanno spazio e movimento, però il calcio è un’altra cosa. Dominiamo il campo. La partita è tutta azzurra. Sterlina contro Euro, Monarchia contro Repubblica, Dio Salvi la Regina, sì vabbè San Gennaro facci la grazia. Non c’è storia, il gioco scontato degli inglesi s’accende giusto quando un passaggio si sporca o uno dei nostri crede di essere in campagna e non sul prato di Kiev. L’incontro è tutto qui, il resto è cross e fraseggio, olio di gomito e tacchetti che scartavetrano tutto quello che si muove sull’erba. Due tempi regolari, un rosario di occasioni sprecate, Balotelli che non perde la brocca, De Rossi che corre corre corre e si spacca, Pirlo che ha la calamita sui piedi, Nocerino che entra, stoppa e tira. Tutto al volo. Numero da manuale. Ma c’è il piede di un inglese in mezzo e via con i supplementari. Trenta minuti di passione, la squadra un po’ rabberciata, crampi a raffica e una pioggia di diffidati. Ma siamo noi quelli di un altro pianeta, c’è un talento che viene da lontano, il nostro mercatino rionale è superiore alla City. Gli inglesi fanno catenaccio e spazzano. Sembrano gli italiani di un tempo, ma senza avere il lampo creativo. Inghilterra asserragliata. Undici uomini nella fortezza. Ponte levatoio sollevato e coccodrilli nel fossato. Il secondo tempo supplementare è un monologo. Nocerino la butta dentro di testa. Fuorigioco. Dominio assoluto, ma senza gol. Così siamo arrivati alla giostra dei rigori. Balotelli fa la cosa giusta. Montolivo la butta fuori a destra. Pirlo fa il cucchiaio. Young becca la traversa. Nocerino spiazza il portiere. Buffon ipnotizza Cole e Diamanti mette il sigillo della vittoria. L’Italia c’è anche se non trova la via del gol, ma passa il turno, non ci sono discussioni e ora vede il traguardo. Regolati i conti con gli inglesi, ora ci toccano i soliti noti, quelli che pensano di insegnarci tutto, di farci fare i compiti a casa e il rigore e l’austerità, insomma, è l’ora dei tedeschi. La nostra storia è scandita sempre da un’Italia-Germania. Nel campo da gioco della politica, come in quello del pallone. Messi a posto i conti con i sudditi della Regina, ci tocca fare due più due con gli amati dalla Cancelliera. Sarà un altro derby dello spread. Tocca a noi portare la bandiera del Club Med del debito contro i contabili di Francoforte. Con i tedeschi ci sarà da divertirsi. Finora non hanno avuto un avversario degno di nota, ora si ritrovano quelli del 4 a 3 e del Mundial con Pertini in tribuna. Il testimone di questa sfida infinita ora tocca a Giorgio Napolitano. Non è solo calcio e il Presidente lo sa. Fischio finale e telefonata dal Quirinale agli azzurri: «Che emozione, mi hanno ricordato Berlino». In tribuna giovedì a Varsavia ci sarà anche lei, Angela Merkel. L’Italia ora ha una missione in cui spera tutta l’Europa: rispedite la cancelliera a casa insieme alla sua squadra.