Ma stavolta la Spagna è garanzia di correttezza
Accettabileche fosse rievocato uno storico fantasma, quello di otto anni fa nell'Europeo portoghese che la Grecia avrebbe vinto, a sorpresa, sui padroni di casa. Ma un paragone tra i protagonisti che si erano improvvisati pasticcieri e quelli di oggi è sicuramente improponibile. Erano state Svezia e Danimarca, vicine di casa per altro animate da reciproca insofferenza, a guadagnarsi una qualificazione marginale, nessuno pensava che il loro percorso avrebbe avuto significativa durata. Per altro, non c'era da difendere alcuna posizione prestigiosa: anche se il loro campionato i danesi lo avevano vinto. Però da trascurati outsiders, chiamati dalle spiagge delle vacanze all'ultimo istante per rimediare alla diaspora della Jugoslavia, esclusa dalla competizione. Adesso qualcuno ipotizza che un impiccio così meschino possa trovare la complicità della squadra che detiene il titolo mondiale e quello continentale. Di più: della formazione che basa sullo spettacolo e sull'estetica la sua filosofia, talvolta privilegiandole perfino alla frenesia nella ricerca del gol. Difesa blindata soprattutto dal possesso di palla mostruoso che tiene gli avversari lontani dall'area di rigore spagnola. La Croazia, un tiro e un gol contro l'Italia, dovrebbe segnarne due e subirne altrettanti, impensabile. Ecco dunque che la sola considerazione logica riguarda l'Italia e la sua capacità di battere l'Irlanda, il punteggio potrebbe contare soltanto in caso di un uno a uno nell'altra partita, tra l'altro si giocherà in contemporanea. Certo, non faranno sconti gli irlandesi, sorretti dal tifo più bello e ammirevole del mondo, però se gli Azzurri non dovessero ritrovare la vittoria da troppo tempo latitante, il ritorno a casa sarebbe esclusivamente colpa loro. Forse Prandelli studierà qualcosa di nuovo, ma da sempre il calcio insegna che i migliori in campo sono quelli che non giocano. E le decisioni del tecnico saranno ispirate a valutazioni indubbiamente più affidabili rispetto alle chiacchiere da bar, care ai cinquanta milioni di strateghi italiani.