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Roma, il piano Zeman

Zdenek Zeman

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La prima scossa l'ha data alla Borsa, presto scopriremo gli effetti sulla campagna abbonamenti che verrà lanciata da domani. Il ritorno di Zeman accende la Roma: è bastata la notizia della sua firma imminente per un notevole sbalzo del titolo a Piazza Affari, schizzato ieri a 0,44 euro (+19,32%). In serata il boemo è uscito allo scoperto, lanciando i primi messaggi da romanista. «È vero, ho parlato con la società e penso che siamo a un buon punto». Per lui è una rivincita, dopo quell'esonero di tredici anni fa che non ha mai digerito. «Sono uscito dalla Roma - spiega il tecnico in un'intervista a Sky - in un periodo in cui dovevo farlo per un problema politico, non per il rendimento della squadra. Nel 1998, quando è uscito lo scandalo (il processo per doping alla Juventus nato dalle sue accuse, ndr), la Roma ha perso più di venti punti per le decisioni degli altri. Con venti punti in più sarebbe stata competitiva. Ma continuando con me non avrebbe fatto meglio l'anno doppo, quindi è stato giusto che abbia cambiato». Per iniziare la nuova avventura con la società giallorossa manca ormai solo la firma. Dopo la stretta di mano di lunedì a Carsoli con Baldini, ora è il turno di Sabatini, ieri a Milano per incontri di mercato (col Genoa si trattano Destro, Merkel, Granqvist) e pronto a incontrare il tecnico venerdì. È l'ultimo passo prima della firma: il ds deve concordare le strategie di mercato e la programmazione con Zeman. Difficile pensare a intoppi, ma la chiacchierata è un passaggio necessario. Tutto il resto è in gran parte risolto: contratto di un anno in cui la Roma vuole inserire l'opzione di rinnovo per un'altra stagione, stipendio con base fissa intorno al milione di euro e una serie di premi, piena condivisione del «progetto». «Io non so quanto prendeva Luis Enrique - dice il boemo - e non mi interessa. Se ho superato Montella? Non conosco certe situazioni». A Pescara, intanto, cercano già il suo sostituto. «Se Zeman andrà via - conferma il presidente Sebastiani - non ci faremo trovare impreparati». La testa del boemo, che oggi dirigerà l'ultimo allenamento a Pescara, è tutta sulla Roma. E a Trigoria si ragiona come se lui fosse già l'allenatore. Una scelta «in continuità con il calcio di Luis Enrique» ha anticipato Sabatini. Vero, in buona parte: sono due tecnici che amano proporre un gioco offensivo, forgiare i giovani, imporre una severa cultura del lavoro. La differenza più netta è sul piano tattico: dal calcio «bizantino» e orizzontale dello spagnolo si tornerà alle verticalizzazioni improvvise. Cambierà anche la preparazione: tornano il «fondo» e i tanto temuti gradoni. «Si dice che i miei allenamenti siano molto duri - riconosce Zeman - ma il calcio è un divertimento. A me piace la gente che si vuole migliorare a 18 anni come a 30. È normale che un giovane abbia più motivazioni. Non è detto però che prenderemo solo ragazzi, nella mia carriera ho avuto anche campioni di trent'anni. Non decide l'età ma la voglia di cosa si fa». Zeman porterà con sé il vice Cangelosi, il preparatore Ferola e completerà lo staff con i collaboratori rimasti a Trigoria. Con Baldini ha già accennato alle mosse di mercato, con Sabatini si andrà più nello specifico. I punti di partenza si chiamano Totti, De Rossi, Burdisso, Borini e Bojan. Il capitano non vede l'ora di rimettersi a fare il centravanti, ma il tecnico lo avverte: «Se dimostrerà di essere il più bravo in quel ruolo giocherà sempre. Si va in campo per merito non per nome, incide quello che si fa non la carta d'identità». De Rossi ha le caratteristiche giuste per il ruolo di regista, l'argentino Burdisso guiderà la difesa, Bojan e Borini sembrano nati per il gioco di «Sdengo». Lamela deve diventarlo: la Roma è convinta che l'allenatore si innamorerà di lui e aiuterà la sua crescita come fece quindici anni fa con Totti. Su Osvaldo il boemo si era già espresso ai tempi di Lecce dove lo portò, dopo averlo seguito nell'Atalanta, e lo fece giocare da attaccante esterno e probabilmente chiederà la sua conferma. Il grande nodo può essere Pjanic, un centrocampista che ama ricevere il pallone sui piedi piuttosto che inserirsi. Il bosniaco è inseguito dai migliori club d'Europa (Real Madrid, Chelsea e Bayern Monaco) ma la Roma punta forte su di lui e convincerà Zeman a trovargli una collocazione tattica adeguata. Verso la conferma Marquinho - che può fare anche il terzino e ha tutto quello che manca a Pjanic - mentre è in corso una riflessione su Gago in contemporanea con la trattativa sul prezzo col Real: il tecnico potrebbe bocciarlo e chiedere di acquistare un altro centrocampista. La difesa è un cantiere aperto. Dodò è il primo acquisto e ha ricominciato ad allenarsi con il pallone in Brasile: sarà pronto per il ritiro. Il secondo innesto sarà il centrale Castan: un emissario del club giallorosso ha chiuso la trattativa in Brasile (accordo col Corinthians per 5 milioni e stipendio di poco superiore al milione di euro), le smentite del giocatore sono strategiche. Tra gli altri già a Trigoria solo Rosi e Taddei sembrano adattabili al nuovo corso. Heinze e Josè Angel sono in partenza, Kjaer resta in bilico, Juan rischia di rimanere da indesiderato insieme a Borriello, Pizarro e Simplicio. Intanto Sabatini sta studiando un giovane: fino a venerdì è in prova al «Bernardini» Levente Csicsek, attaccante ungherese del '96.

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