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La speranza di scoprire un Lulic della panchina

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Anzimeglio di questi tempi non definirla così perché si rischia grosso. Ma Vladimir Petkovic, slavo dal polso di ferro e dal carisma innato, è un salto nel buio perché, avrà pure referenze straordinarie, però di certezze al momento ne dà pochissime. Scetticismo giustificato quindi da una carriera con pochissimi acuti e qualche stecca anche se ci si può aggrappare a Lulic. Anche lui era arrivato senza squilli di tromba eppure si è dimostrato l'acquisto più azzeccato per qualità e prezzo degli ultimi anni: chissà che il diesse Tare non ci abbia azzeccato un'altra volta portando a Roma un tecnico di qualità senza nemmeno spendere tanto. È una speranza, intendiamoci, ma gli altri nomi in lizza non è che fossero Capello o Mourinho. I vari Zola, Sannino, Di Matteo, Gasperini e Pea, solo per citarne alcuni, non rappresentano il top del settore ma solo buoni tecnici che si sarebbero confrontati per la prima volta con una piazza difficile come quella biancoceleste. Proprio come Petkovic che cercherà di portare il suo calcio offensivo nella Capitale provando a far ricredere i suoi detrattori, quelli credibili e quelli che, accecati dall'odio per Lotito, trovano un altro pretesto in questo 49enne slavo arrivato senza clamori per far vacillare il numero uno biancoceleste. Tant'è, ora per il mondo Lazio c'è solo una cosa intelligente da fare: compattarsi in vista di un processo sportivo pieno di pericoli. Il primo obiettivo da raggiungere più che un acquisto ad effetto piuttosto che un allenatore di nome, è quello di ritrovarsi tutti intorno alla bandiera della Lazio per fare fronte comune. Nel momento del bisogno i tifosi non sono mai mancati, sarebbe straordinario se stavolta mettessero da parte i loro legittimi risentimenti per provare ad aiutare il proprio club.

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