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Lavezzi e Del Piero, addio a due facce

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Nellapartita degli addii con Alessandro Del Piero è stato il Pocho ad avere la meglio. E forse è un piccolo paradosso visto che, a differenza del numero 10 bianconero, Lavezzi non verrà rimpianto dai suoi tifosi. Basta vedere lo striscione che campeggia tra la tribuna Tevere e la curva nord: «Lavezzi via..? Abbiamo Insigne». Insomma si guarda già al futuro. Al gioiellino che, dopo aver portato in A il Pescara, è pronto per infiammare il «suo» San Paolo. Il passato è passato. Eppure Lavezzi non vuole andarsene senza regalare al Napoli l'unico trofeo stagionale. Quella Coppa Italia che, l'ultima volta, venne conquistato nel 1987. Il Pocho allora aveva due anni e sotto il Vesuvio un altro argentino faceva impazzire le folle: Diego Armando Maradona. Così si batte, corre e cerca in tutti i modi il gol. Non ci riesce, ma conquista il rigore che sblocca la partita. Poco dopo Mazzarri lo sostituisce e stavolta esce dal campo tra gli applausi. A fine gara si scioglierà in un pianto che ha il sapore dell'addio. Uno strano gioco del destino lo lega, anche nella sostituzione, a Del Piero. L'altro «ex» della gara lascia il campo poco prima di Lavezzi. I tifosi lo salutano affettuosamente, ma a differenza di domenica scorsa le celebrazioni sono più contenute. Anche perché c'è poco da gioire. «Se avessi potuto - dice sconsolato Alex - avrei scelto un finale migliore. Quest'anno abbiamo preso la torta, c'è mancata la ciliegina». È arrivata la prima sconfitta stagionale e il capitano bianconero non ha brillato. L'ultimo ricordo resta la scritta «One love» che la società ha voluto stampare sulla maglia di questa finale come ultimo tributo. Restano quelle due date: 12 settembre 1993-20 maggio 2012. Diciannove anni in bianconero. Ora è il momento di altri. Che sia Alex o il Poco poco cambia. Come si dice a Napoli: «scurdammuce 'o passato».Nic. Imb.

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