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Delirio Napoli, Juve sazia e messa ko nella ripresa dal rigore di Cavani e dal contropiede chirurgico di Hamsik.

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Nienteaccoppiata per i campioni d'Italia, solo rimpianti per un rigore non concesso nel primo tempo e per alcune riserve schierate in ossequio al turn-over da Conte, forse distratto dalle ultime vicende. Per Mazzarri, il primo meritato trofeo così come per De Laurentiis e stagione impreziosita dopo aver sfiorato l'impresa in Champions League. L'anno prossimo ci riproverà in Europa League e, grazie al successo di ieri, entrerà direttamente nella fase a gironi costringendo la Lazio a giocare il playoff: andata il 23 agosto. Il tecnico bianconero si presenta con Storari portiere di coppa, il solito 3-5-2, Caceres centrale al posto di Chiellini e il tandem Borriello-Del Piero in attacco. Mazzarri schiera la formazione tipo con il solo Dzemaili per lo squalificato Gargano. In attacco i tre tenori Hamsik, Cavani e Lavezzi con il «Pocho» al passo d'addio così come l'Alex juventino. In pratica le due squadre si affrontano con moduli speculari, difese a tre, grande spinta sugli esterni e affollamento nella zona centrale. Stadio diviso a metà con leggera prevalenza bianconera, Nord e Tevere colorata di azzurro, Sud e Monte Mario stracolma di tifosi bianconeri. Olimpico in delirio, cerimoniale rovinato dai fischi dei napoletani per l'Inno di Mameli cantato da Arisa. Ma non contenti questi pseudo tifosi «sporcano» anche il minuto di silenzio per le vittime di Brindisi e del terremoto al Nord Italia. In tribuna le massime autorità dello sport, il presidente del Senato Schifani a rappresentare Napolitano, la solita passerella di politici con decine di auto blu fuori a far infuriare gli spettatori-cittadini attesi dal pagamento di tasse e Imu, poi la stretta di mano tra Agnelli e De Laurentiis ad aprire le ostilità. Meglio il Napoli in avvio, la squadra di Mazzarri entra in campo col veleno e già al 2' potrebbe segnare con Zuniga ma è bravo Storari. La Juve subisce le ripartenze fuliminee del Pocho (pericoloso dopo unidici minuti), se ne sta dietro e lascia agli avversari il compito di fare la partita. Intorno alla mezz'ora l'inerzia della sfida cambia e l'annuncio arriva da un tiro di Marchisio respinto a fatica da De Sanctis. La gara torna in equilibrio con un sinistro di Borriello che si perde al lato. Al 41' l'arbitro Brighi sorvola su un rigore netto per la Juve: il fallo di Aronica su Marchisio è tanto netto quanto decisivo per sporcare la conclusione del centrocampista. Tant'è, il primo tempo si chiude così: prima parte del Napoli, poi Juve pericolosa. Si riprende senza cambi e con un leggero ritardo per favorire gli spot televisivi. La fase iniziale è ancora piena di errori della terna: fuorigioco sbagliati, falli di mano (Lichtsteiner) non visti, ammonizioni a raffica e la certezza che Brighi la finirà qui di fare danni (è annunciata, per fortuna, la sua dismissione dall'Aia). Finalmente l'arbitro ne azzecca una al 17': Storari in ritardo atterra Lavezzi e c'è il giusto rigore. Cavani trasforma e manda in estasi i suoi tifosi che tra botti e mortaretti fanno esplodere l'Olimpico (ma i controlli non erano ferrei?). Napoli avanti, Juve zittita e allora Conte getta nella mischia Vucinic e Pepe al posto di Del Piero (ovazione dell'Olimpico bianconero) e Lichtsteiner. Mazzarri dà l'addio a Lavezzi e si affida Pandev per tenere lontano il pallone dalla sua area di rigore, sull'altro fronte dentro Quagliarella per lo spento Borriello La Juve ci prova ma non ne ha più. Il contropiede messo in piedi da Pandev è perfetto così come il tocco di Hamsik: raddoppio e coppa in bacheca. Giusto così, l'espulsione di Quagliarella è solo l'ultimo atto di una finale vinta dal Napoli con merito.

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