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È il quarto addio.

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Pertre volte in questi anni di Lazio Edy Reja ha presentato le dimissioni e poi è rimasto. Stavolta no. Nessun arrivederci. È finita. Il tecnico lascerà scivolare gli ultimi giorni di contratto nella sua Gorizia, dove da ieri è in vacanza. Poi il 30 giugno sarà svincolato. Si chiuderà un capitolo lungo tre anni e che negli ultimi due ha regalato ai tifosi due pass per l'Europa League. Il divorzio dalla società non è stato morbido, anche considerando la corte fatta da Lotito all'allenatore nei giorni scorsi. È stato un addio di fuoco dato ai microfoni di cittaceleste.it: «La situazione qual è? Che sono già a Gorizia - ha detto Reja appena ha risposto al telefono -, quindi questo lascia intendere il tutto. Finisce qui la mia avventura alla Lazio. Il presidente Lotito mi ha dato supporto e mi ha chiesto di rimanere. Anche dopo il mio rifiuto, mi ha invitato a ripensarci, e a prendermi una settimana per riflettere. Io la mia decisione però l'ho presa. Sembra che non abbiamo fatto nulla in questi due anni, in cui siamo arrivati per due volte in Europa League. Certo, se quest'anno avessimo centrato l'obiettivo Champions, le considerazioni sarebbero state diverse. Siamo andati incontro a diversi infortuni, che hanno reso la stagione difficile». Poi è passato alle accuse alla società (che poco dopo conferma l'addio del mister): «Inoltre la campagna di rafforzamento, a gennaio, è andata male. Dopo il calciomercato mi sono ritrovato senza 4-5-6 titolari per colpa di estenuanti trattative, troppo lunghe, che alla fine non si sono concluse». Insomma, ieri il tecnico ha rispolverato vecchi rancori. Quelli che in più occasioni l'hanno portato a irrigidire il rapporto col ds Tare, anche ieri seccato dalle dichiarazioni del tecnico. Poi, parlando coi giornalisti di cittaceleste.it, Reja ha concluso: «Questo di Roma è un ambiente negativo, da tutte e due le parti. Reja, Lotito, giocatori, è stata una critica continua. Qualcuno mi ha anche dato del vigliacco perché ho ripensato alle mie dimissioni prima della gara contro l'Atletico Madrid. I ragazzi mi hanno chiesto di rimanere vicino alla squadra, ed allora sono rimasto. Fa male pensare che un quarto posto sembra che non valga nulla. Successore? Non so chi verrà dopo di me». E questo alla Lazio, per ora, non lo sa nessuno. Anche se dal pomeriggio di ieri s'è scatenata una girandola di telefonate in entrata, con decine di procuratori pronti a proporre i propri clienti, Lotito a oggi non sa a chi affidare la guida della squadra. Nei suoi ragionamenti c'è un tecnico giovane, ma che sappia reggere una piazza importante come Roma. Di sicuro il presidente nei prossimi giorni richiamerà Zola, già contattato nei mesi scorsi, che resta sul podio dei successori (anche se un'ostacolo Casiraghi andrebbe superato). Gianfranco è il favorito. E poi nella testa della dirigenza nessuno ha cancellato il nome di Mazzarri. È vero, costa troppo (2,5 milioni), ma risponderebbe in pieno al profilo richiesto da Lotito. Resta anche l'ipotesi Di Matteo. L'ex laziale si sta per giocare la finale Champions e, nonostante abbia snobbato un ritorno in Italia, in caso di ko potrebbe ritrovarsi a piedi. A quel punto non si può escludere che un contatto concreto tra tecnico e società possa concretizzarsi.Sta di fatto che la Lazio ora resta con la panchina appesa. L'idea non è quella di accelerare, ma di scegliere con calma, senza fare errori. L'unica certezza è l'ultimo addio di Reja.

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