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Le vedove gli scienziati e i fenomeni

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Lalista dei «ve l'avevo detto io» si allunga a dismisura, rispuntano vecchie vedove maliconiche e si gode come i matti nel commentare gli errori altrui: nemmeno fossero successi personali. O forse per qualche detrattore lo sono eccome, per gente messa alla porta, per chi s'è visto invadere il proprio orticello o dimezzare agevolazioni legate al passato. Insomma per tutti coloro che nel corso degli anni non avevano vissuto la Roma in quanto entità sportiva collettiva, un bene della città, ma piuttosto come un interesse privato: un modo per esercitare potere politico e farsi amici «pesanti». Così com'è lungo, sempre il giorno dopo, l'elenco dei fenomeni che «l'avevano scritto»: come se la storia non venisse stampata ogni giorno su carta e non si potesse poi riscontrare l'infondatezza di chi è arrivato, sempre e comunque, dopo. Succede, a tutti, ma c'è chi non se ne fa una ragione e continua ad «azzardare». Lunghissima infine la lista degli scienziati, che dell'intelligenza non hanno fregio, convinti che sia ancora, sempre e comunque «colpa dei giornalisti». Come se le cose che succedono all'interno di Trigoria arrivassero all'orecchio dei media per traslazione divina e non per «riporto» di qualche giocatore, tecnico o apprendista stregone che sia. E se in undici mesi non si è riusciti a far null'altro che saltellare come una mosca impazzita o batter mani, forse qualche domanda bisogna anche farsela. Parole, perché per vincere servono soldi, giocatori, idee e capacità: e da questo punto di vista la Roma non sta messa male. Con Luis Enrique si chiude un ciclo che forse non è mai iniziato, ma più che un azzeramento, sarà una ripartenza. E stavolta che sia quella giusta... con o senza Montella. Conta solo la Roma.

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