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Nesta lascia l'Italia «Non reggo i ritmi» Futuro a New York

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Lacronaca è già leggenda per un fuoriclasse che decide di chiudere la sua avventura col Milan. È stato il degno erede di Franco Baresi, il difensore più forte d'Europa degli ultimi quindici anni senza alcun dubbio. Due scudetti, due Champions League, un Mondiale per club, una coppa Italia, due Supercoppe Europee e due Supercoppe Italiane. Tanta argenteria, che va ad aggiungersi al Mondiale vinto con la Nazionale di Lippi nel 2006, e ai tanti altri trofei vinti in carriera con la Lazio di Cragnotti: uno scudetto, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, due Coppe Italia, due Supercoppe di Lega. Per buona pace della colf chiamata a spolverare la bacheca di famiglia. Eppure a Milano non era iniziata benissimo, con un trasferimento imposto dalla Lazio per salvare il bilancio, e accettato obtorto collo. Un salvataggio in extremis, sulla linea di porta, per far iscrivere al campionato la squadra che amava. La faccia stravolta il giorno della presentazione in rossonero, poi una favola lunga dieci anni: alla fine il destino non è stato così malvagio col «Ministro della difesa». «Non so ancora dove andrò, non ho firmato con nessuno – afferma Nesta davanti a taccuini e microfoni - ma so di lasciare un grande club, dove ho vissuto una splendida esperienza. Ho maturato la mia decisione a febbraio, e l'ho comunicato subito alla società. Ritengo sia il momento giusto per chiudere la mia parentesi in rossonero - afferma - sono stati dieci anni meravigliosi. I ritmi del campionato italiano e della Champions League non mi permettono di giocare sempre. E siccome non ce la faccio ad aspettare il mio turno restando in panchina, è bene andare altrove per continuare la mia carriera di calciatore. Se non mi sento importante preferisco restare a casa. Per rispetto del Milan, e per rispetto a me stesso, preferisco andar via. Il futuro? Andrei volentieri negli Stati Uniti, sarebbe una bella opportunità». Sul suo tavolo c'è un contratto con i Red Bulls di New York, andrà a giocare tra i grattacieli di Manatthan. «La mia vittoria più bella? È stata la prima Champions League, quella vinta ai rigori contro la Juventus a Manchester. Ancelotti è stato il tecnico più importante della mia carriera, un allenatore perfetto. Insieme abbiamo vinto tanto. Lo sento spesso, ma non mi ha mai chiesto di andare con lui al Paris Saint Germain. Lascio un Milan deluso: speravamo di vincere il campionato che era alla nostra portata. Non so ora la società cosa voglia fare, in tanti andranno via, per restare a certi livelli è necessario investire. Mi mancheranno tutti i miei compagni storici. Sono venuto a Milano da romano e mi sono sentito meglio che a casa. Ma la Lazio resta sempre qui, nel mio cuore». La Lazio è un capitolo chiuso il 31 agosto 2002, un amore finito in maniera traumatica, un distacco vissuto in maniera luttuosa. Ma anche quello fu un gesto d'amore, come conferma il suo ex presidente Cragnotti. «In quel momento fu una cessione necessaria per motivi economici, lui aveva un grosso attaccamente alla maglia, non sarebbe mai voluto partire, fosse dipeso da lui non avrebbe mai lasciato la Lazio. Alessandro é stato un campione straordinario, un pilastro su cui costruimmo una squadra eccellente». Lazio e Milan, le due squadre del cuore. Lazio e Milan, finaliste di Coppa Italia nell'aprile del 1998. La notte del suo primo gol con la maglia della Lazio. La notte dell'inizio della leggenda di Nesta.

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