Da «ho deciso ma non vi dico cosa» a «non ho ancora deciso niente», Luis Enrique continua a tenere sulle spine la Roma.
Idirigenti vogliono la conferma dello spagnolo, la squadra si è schierata apertamente con lui, ma Lucho sembra ancora orientato a levare le tende. Una decisione maturata dopo le sconfitte con Juventus e Fiorentina, ma mai espressa con chiarezza. E gli ultimi dieci giorni lo hanno portato a riflettere ancora: la reazione della squadra c'è stata, la pressione dell'ambiente nei suoi confronti si è affievolita e gli attestati di stima da parte di Totti & Co. lo hanno colpito e «costretto» comunque a riflettere. Al di là delle parole, però, i segnali di resa sono più netti rispetto alla voglia di riprovarci l'anno prossimo. Ieri non c'è stato nessun colloquio con i dirigenti, la verità dovrebbe emergere tra oggi e domani. Luis Enrique vuole annunciare l'addio (o la decisione contraria) dopo la partita di Cesena ma ora che è diventata inutile potrebbe anche farlo prima. Sono diversi i fattori che lo spingono verso i saluti. È stanco, stressato a tal punto da preoccupare i familiari, deluso dai risultati fallimentari della Roma e da alcune dinamiche che ha provato invano a cambiare. Oltre all'appoggio a parole, in alcuni frangenti della stagione avrebbe infatti voluto qualche intervento più duro dei dirigenti per risolvere questioni interne. Ad esempio per mesi non è stato contento dei ritmi di allenamento della squadra, per non parlare dei comportamenti dei giocatori più «fumantini». Dal canto loro Baldini e Sabatini sentono di aver fatto il massimo per supportarlo e adesso lo lasciano pensare senza pressarlo più di tanto. Perché si può convincere a restare solo chi si vuole farsi convincere. La Roma non può permettersi di ricominciare la stagione con un allenatore dubbioso e quindi si tiene pronta a cercare un erede. Non lo ha ancora individuato, ma conta di farlo in poco tempo se servirà. L'identikit: un tecnico che conosca bene il calcio italiano, più «normale» rispetto a Luis Enrique ma che voglia continuare a lavorare sull'impianto di gioco costruito quest'anno senza ricominciare da capo. Il toto-nome è scattato da giorni: dall'ex Montella agli inavvicinabili (per ora) Allegri e Prandelli, fino alla «vecchia fiamma»Pioli che sembra però convincere poco. Villas Boas al momento non è in corsa. Ma lo «start» lo deve dare in ogni caso Luis Enrique.