Lazio, addio sogni
La Champions vola via, l'Europa League è ancora lì ma serve altro per centrarla. Come vincere una partita, impresa impossibile per la Lazio attuale. Col Siena, la madre di tutte le partite finisce 1-1 con tanti sprechi per sfortuna ma anche per mancanza di lucidità. Apre Destro nel primo tempo, pareggio di Ledesma su rigore e in mezzo tante occasioni sciupate dai biancocelesti incapaci di capitalizzare quella che può essere definita la miglior partita degli ultimi tempi. Reja ricorre al modulo ad albero di Natale più per necessità che per scelta. Il tecnico biancoceleste un po' come gli amministratori di condominio alla vigilia di un assemblea, martedì si aggirava per le stanze di Formello alla ricerca del numero legale da consegnare all'arbitro per la sfida del giorno successivo. Alla fine sono otto gli indisponibili tra squalifiche e infortuni, Mauri e Candreva agiscono dietro a Rocchi, in difesa Biava risponde presente solo grazie a un'infiltrazione. Si parte con lo show perfetto di Olympia e l'immancabile (stavolta più veemente al grido di «a Palermo vacce te») contestazione al presidente Lotito. Dirige Celi sotto osservazione, dopo l'ultimo fischio per fiasco preso da Bergonzi (presentato ieri il reclamo per ripetere la partita di Udine), Lazio subito pericolosa con Rocchi imbeccato da Ledesma ma Siena molto aggressivo e ben messo in campo. Al 12' succede di tutto con Rocchi che calcia due volte a botta sicura da pochi metri ma Pegolo è una piovra e sull'ulteriore respinta Candreva scarica sul lato B di Contini: incredibile. Poco dopo sospetto rigore su Candreva ma Celi non si lascia impietosire, poi Rocchi sbaglia ancora sotto porta al termine di 25' minuti di monologo della Lazio. Ma la beffa, per quanto visto fino a quel punto, è dietro all'angolo. Cross di Bolzoni, agevole appoggio in rete di Destro (dodicesimo gol stagionale) per il vantaggio del Siena e biancocelesti in castigo. Il fantasma infortuni si materializza al 35': esce Rocchi, dentro Kozak (ormai è una macumba). Intanto ci si mette anche Celi che ammonisce Biava e Ledesma, diffidati salteranno la trasferta di Bergamo tanto per aggiungere altre avversità a una Lazio già troppo incerottata. L'Olimpico fischia alla fine del primo tempo ed esce anche uno striscione contro Reja. Nella ripresa solito canovaccio, padroni di casa all'attacco, Siena chiuso dietro ma pronto a ripartire. Centotattanta secondi e Kozak ha sul destro il comodo appoggio per il pari ma tira addosso a Pegolo in uscita, E' un assedio, ma Gonzalez tira di sinistro fuori da buona posizione, poi Candreva sfonda sulla sinistra, tocco leggero di Bolzoni e il biancoceleste finisce giù: è rigore. Ledesma rimette le cose a posto dal dischetto e l'Olimpico diventa una bolgia. Biava fallisce l'appuntamento di testa, Mauri svirgola di destro sotto misura, le occasioni fioccano ma l'«ansia da prestazione» annebbia le idee dei biancocelesti e la gara non si sblocca. C'è tempo per la traversa di Kozak, l'ingresso di Alfaro e poco altro. Finisce con i fischi della Nord per la squadra, per il tecnico e per Lotito. Tutti colpevoli di questo scempio, un terzo posto buttato e un'Europa ora a forte rischio.