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Domenico Latagliata La festa è rimandata.

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Dopoavere dominato per 85 minuti, la squadra di Conte si è infatti fatta raggiungere dal Lecce, che ha giocato gran parte della ripresa in infeeriorità numerica, complice una papera di Buffon, fattosi rubare il pallone da Bertolacci in un tntativo di disimpegno azzardato. Il Mial risale così a meno uno e anche l'eventuale vittoria di domenica a Trieste, contro il Cagliari, rimanderebe così il verdetto all'ultima giornata, in casa contro l'Atalanta. Pronti via e i bianconeri passano in vantaggio. Non servono nemmeno dieci minuti per mettere pressione al Milan: solita pennellata di Pirlo dalla trequarti, Marchisio ci mette la testa con il contagiri e, con la complicità di un Benassi dormiente, spinge avanti i suoi. Per il Principino, decimo gol stagionale e nono in campionato: meglio di così, diventa difficile immaginare. E, comunque, brava la Juve ad essersi allevata in casa un giocatore di questo rendimento. Il Lecce fa quel che può e certo sperava in un altro inizio, visto che Cosmi aveva scelto di tenere in panchina Muriel per sfruttarne poi la verve in corso d'opera. Comunque sia, è sempre la Juve a fare la partita: Vucinic si diverte ad arretrare per aprire spazi ai compagni, Pirlo dipinge calcio manco fosse Raffaello davanti a una tela e gli altri fanno da corredo. Di classe, però. Al putno che appena prima della mezzora toccano la palla in sei per mettere davanti alla porta Vidal, il cui sinistro finisce a lato di un nulla. È una Juve che gioca a memoria, alla fine: zero sbavature, zero concessioni e infinita personalità in ogni zona del campo. E se a inizio ripresa Cosmi si riveglia dal torpore mandando in campo Muriel al posto dell'impalpabile Seferovic, ci pensa Cuadrado a rendere la strada ancor più in discesa per la Juve: secondo giallo e via negli spogliatoi con ancora trentacinque minuti da giocare. Vidal sfiora il raddoppio, il pubblico accoglie con soddisfazione la rimonta subita dall'Inter a Parma e davvero non si vede come il Lecce possa cambiare l'inerzia del match. Il prosieguo della serata diventa allora un assedio condotto senza ansia e con la testa sgombra da cattivi pensieri fino a cinque minuti dal termine. A quel punto, dopo che Matri aveva sfiorato il raddoppio, arriva la frittata commessa da Buffon: Bertolacci è bravo e sveglio, il portiere bianconero no e allora il thrilling si impossessa del campionato. Magari vincerà lo stesso la Juventus, certo che ora dovrà sudarsela.

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