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Il divorzio da Reja occasione per il rilancio

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Adessosarebbe inutile stare a rivangare l'accaduto e rinfacciare a Lotito non solo di essersi tenuto Reja ignorando un duplice campanello d'allarme (il crollo finale dello scorso campionato e quello, gemello, che in precedenza aveva subito il Napoli quando sulla sua panchina sedeva il friulano), ma di non aver neppure approfittato dell'occasione che l'allenatore per ben due volte gli aveva offerto (gratis...) dando le dimissioni. Adesso le cose che contano veramente sono altre due, e il presidente e i suoi collaboratori dovrebbero approfittare della loro sovrapposizione per procedere a una vera e propria rifondazione. La prima è la certezza che nel 2012-2013 Reja non ci sarà. La seconda è l'esclusione della Lazio dalle competizioni europee dell'anno prossimo (la Champions è sfumata, e a negare l'Europa League provvederà, stando alle «voci», la giustizia sportiva). Va sfruttato, questo doloroso obbligo a concentrarsi per almeno un anno soltanto sugli obiettivi nazionali senza più la palla al piede di un tecnico retrogrado e conservatore come Reja, geneticamente incapace di adeguarsi al calcio che cambia oltre che ostile ai giocatori di qualità (come hanno dimostrato il caso-Zarate prima e quelli Cissè ed Hernanes dopo) e a quelli giovani. Va sfruttato puntando su un allenatore moderno e capace di dare a noi tifosi un gioco che non ci faccia vergognare della nostra squadra. Va sfruttata aprendo le porte della prima squadra ai più bravi fra i giovani che primeggiano in Italia. Va sfruttato, infine, investendo le risorse recuperate grazie al repulisti in qualche acquisto di qualità mirato ad accrescere su base stabile il tasso tecnico della squadra. In sintesi, dunque, il flop di oggi va sfruttato per cambiare il domani, incluso il modo con il quale Lotito e Tare gestiscono la società. Ecco, se tutto ciò accadesse davvero, alla fin fine sarebbe persino paradossalmente sensato ringraziare Reja per essere stato il catalizzatore che ha innescato la reazione purificatrice.

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