Roma senza difesa
TORINO Lo scatto decisivo della Juventus verso lo scudetto, un altro disastro della Roma in trasferta. La notte dei desideri è tutta bianconera: poker servito ai giallorossi, il Milan scivola a tre punti (che in realtà sono quattro con lo scontro diretto) e non sembra esserci avversario in grado di fermare la corsa tricolore degli uomini di Conte da qui a maggio. Al tempo stesso le speranze giallorosse di entrare in Champions si riducono a un'utopia nonostante i passi falsi delle altre concorrenti, Napoli escluso. La Lazio è distante cinque punti e ora davanti ci sono anche l'Udinese e gli azzurri di Mazzarri che sabato prossimo si presenteranno all'Olimpico. Quella maturata allo Juventus Stadium è la quindicesima sconfitta stagionale, tredicesima in campionato, di una squadra indecifrabile e ancora tutta da costruire. Una Roma senza personalità e un briciolo di cattiveria: si può perdere 4-0 contro la Juventus e prendere la prima ammonizione all'85' con Bojan che, tra l'altro, era diffidato? A rischio prova tv c'è invece Lamela per uno sputo a Lichtsteiner ripreso dalle telecamere. Isterie dei ragazzini a parte, la classifica dice molto di più della partita di ieri, già chiusa dopo otto minuti: la squadra di Conte ha 21 punti più della Roma e ha subìto 18 reti contro le 46 incassate da Kjaer & Co. in un campionato dove, quasi sempre, vince chi sa difendersi meglio. È il trionfo della concretezza di Conte contro la confusione di Luis Enrique. Ieri lo spagnolo è tornato «Zichichi» e ha stravolto tutto. Modulo, uomini, filosofia. Ha pensato prima a come fermare l'avversario piuttosto che a proporre un gioco e il suo castello di idee è crollato immediatamente contro un avversario più forte e pronto. Il Totti decisivo dell'ultima sfida con l'Udinese è finito in panchina: ironizzando si potrebbe pensare a una par condicio applicata per l'ultima sfida con Del Piero, in realtà è una scelta tecnica sorprendente e pagata a caro prezzo. La Roma, ancora una volta, ha dimostrato di non poter rinunciare al carisma tecnico del suo capitano rimasto fuori per tutti i novanta minuti, mentre Conte ha riservato il finale al suo numero 10 invocato a gran voce dalla curva. In una partita mai iniziata diventano un dettaglio le altre scelte tattiche di Luis Enrique: il ritorno di Perrotta a centrocampo (solo 46 minuti in campo per lui nel 2012 prima di ieri) per marcare Pirlo a uomo senza peraltro riuscirci mai, lo spostamento difficilmente spiegabile di Pjanic come esterno d'attacco in una specie di 4-2-3-1, la conferma di De Rossi in difesa con un centrale di ruolo come Heinze in panchina, la bocciatura di Taddei a vantaggio della mediocrità di Rosi e Josè Angel. Dall'altra parte l'italianissimo 3-5-2 della Juve si è rivelato un sistema indistruttibile. Ma sono state soprattuto la voglia, la corsa e la personalità dei bianconeri a fare la differenza. Armi decisive nel duello a distanza con il Milan che da ieri sera sembra concluso. La Roma, col lutto al braccio in ricordo di Morosini e Petrini, si è sciolta subito come le è accaduto sin troppe volte quest'anno: al 3' De Ceglie, perso dalla difesa giallorossa, crossa in libertà, De Rossi spizza sui piedi di Vidal che fa secco Stekelenburg. Sono bastati altri trecento secondi per il raddoppio del cileno, a cui Josè Angel ha spianato la strada. Prima della mezzora la mazzata definitiva. Stekelenburg esce su Marchisio: rigore, espulsione e gol di Pirlo sulla ribattuta dello sfortunato Curci che mercoledì dovrà giocare dall'inizio contro la Fiorentina. La partita dello Juventus Stadium è finita lì e la ripresa si è trasformata in una specie di allenamento, con tanto di quarto gol dei padroni di casa ad opera di Marchisio. Vucinic, autore di due assist, si è preso la standing ovation e ha lasciato il posto all'altro ex (fischiato dagli juventini) Borriello, mentre Totti ha osservato sconsolato da spettatore l'incubo che si è consumato in campo. Difficile sentire uno stadio cantare «tutti a casa» con ancora un'ora da giocare, alla schizofrenica Roma di quest'anno è successo anche questo.