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Matteo De Santis Fuori una e dentro la prima.

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Qualcosadifficile da descrivere ma che può comunque far cambiare una stagione e rigirarla completamente: saper cogliere l'attimo fuggente. Chi vince, in fondo, può aspirare legittimamente a un «duplete» Champions-Coppa del Re o a un «double» Champions-Fa Cup, a seconda se a strappare il biglietto per la Baviera sarà la comitiva blaugrana o quella blues. Il secondo atto della semifinale riparte dall' 1-0 griffato Drogba e strappato dal Chelsea a Stamford Bridge. All'andata il Barça si travestì da cicala, facendo la la partita ma sprecando molto e specchiandosi troppo, mentre la banda Di Matteo, chiusa tutto il tempo a difesa della propria tana e lestissima a sfruttare la prima occasione, interpretò benissimo il ruolo della formica. Il secondo round, però, si annuncia completamente diverso. Il copione sarà pure uguale, con Messi e soci a tentare la «remuntada» e il Chelsea a difendere il prezioso vantaggio di partenza, ma la vigilia è completamente differente. Il Barcellona, la squadra più bella del reame calcistico del recente passato, arriva all'appuntamento ferito dal sacco mourinhiano al Camp Nou e dalla resa in Liga in favore del Real e con l'ansia da prestazione e da risultato. Ma Guardiola, nella conferenza stampa di ieri, ha fatto pubblica professione d'ottimismo. «Non ho dubbi che andremo a Monaco a giocarci la finale». Il rischio che possano essere delle ultime parole famose c'è, così come esiste anche quello che possa ripetersi la storia dell'andata. «Sarà una gara con pochissime occasioni - è stato il pronostico di Pep - dobbiamo assolutamente avere tanta pazienza e senso dell'equilibrio». Un Barça diverso? «No, la nostra filosofia sarà quella di sempre: fare la partita e il nostro gioco». Forse lo stesso concetto sarà stato anche l'oggetto discorsetto fatto da Guardiola nell'allenamentino di ieri pomeriggio al Camp Nou, iniziato con venti minuti di ritardo ma con Messi (assente dalla seduta di domenica) presente. Stasera, poi, potrebbe essere anche l'occasione giusta per il ritorno da titolare, invocato a furor di popolo, di Piqué, secondo alcuni pettegolezzi catalani lasciato fuori con il Real per delle divergenze d'idee con Guardiola. «Il mio rapporto con il tecnico - ha spiegato il "signor Shakira" - è già perfetto e non si può migliorare. Parliamo spesso e ci confrontiamo. Ha deciso di non farmi giocare e io rispetto la sua decisione. Quello che conta maggiormente è il bene del Barça». Di Matteo, invece, spera di sopravvivere alla forza d'urto del Camp Nou e giura di non rintanarsi in difesa: «Sarà una gara difficilissima, nonostante il piccolissimo vantaggio dell'1-0 dell'andata. Possibilità di qualificazione? 50% per noi, 50% per il Barcellona. Dobbiamo cercare di limitare i nostri avversari, ma anche e soprattutto di cercare di fare un gol». A questo ci penserà Drogba, non al top ma segnalato comunque abile e arruolabile. Arriverderci, per una sola squadra, a Monaco.

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