Gli ultras sequestrano il calcio
Un pomeriggio di ordinaria follia, dentro e fuori dal campo. Uno, due, tre, e quattro: il Genoa crolla sotto i colpi del Siena, e quando il senese Giorgi mette alle spalle di Frey il pallone del quattro a zero, parte la feroce contestazione da parte degli ultrà. Prima i petardi, poi vengono accesi e gettati all'interno del rettangolo di gioco dei fumogeni. L'arbitro Tagliavento è costretto a interrompere la partita anche perché, a ridosso del tunnel d'ingresso agli spogliatoi, nella tribuna centrale, alcuni tifosi si aprono un varco minacciando l'invasione di campo. Partita sospesa per oltre 45 minuti, in cui accade di tutto. Non serve l'intervento del presidente Preziosi, né quello del capitano della squadra Marco Rossi, al quale gli ultrà intimano di far togliere la maglia rossoblù a tutti i giocatori perché - a loro avviso - non sono degni di indossarla. Quasi tutti assecondano la pretesa degli ultrà tranne Sculli, che non cede: l'ex attaccante della Lazio si tiene la maglia addosso e va a confrontarsi con i tifosi. Al centro del campo un mucchio di maglie sudate abbandonate sul prato dai giocatori sono la fotografia di una domenica da dimenticare. «Mi auguro che il nostro campo venga squalificato - ha detto il presidente del Genoa Preziosi - dispiace che cento persone abbiano l'impunità di dire e fare quel che gli pare, mi chiedo come mai siano stati impiegati solo dieci poliziotti». Il questore Mazza ha detto che le forze dell'ordine «hanno sconsigliato di togliersi le maglie, è stata una decisione della società, mai fare una cosa del genere». Preziosi, però, ha smentito di aver dato il suo assenso. A Genova era già accaduto qualcosa di simile: nell'ottobre del 2010, durante la partita tra Italia e Serbia, duecento facinorosi serbi misero a ferro e fuoco la città prima di arrivare a Marassi e prendere possesso dello stadio. La partita fu sospesa, le immagini di «Ivan il terribile» fecero il giro del mondo. Il mondo sportivo ha reagito in maniera veemente. «Quanto successo rappresenta ancora una volta il lato peggiore del calcio italiano - afferma il presidente del Coni Petrucci - sulla maglia non si tratta, è stato commesso un sacrilegio dello sport». Molto duro anche il presidente federale Abete. «Gravissimo assecondare la volontà dei teppisti - ha affermato il presidente della Figc - si può anche sospendere una partita, ma non si può dare partita vinta a chi usa violenza. Le norme e le immagini ci sono, ora mi auguro che non entrino mai più in uno stadio». Gli inquirenti stanno visualizzando le immagini delle telecamere di sicurezza. «Ci saranno dei provvedimenti di massimo rigore», fanno sapere ambienti vicini alla Polizia.