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L'opposizione lo aveva promesso.

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Cosìè stato. Ieri, un'automobile a noleggio con a bordo quattro meccanici del team Force India, impegnato nel Gp del Bahrain, è rimasta coinvolta negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine. I quattro, costretti a fermarsi, hanno visto scoppiare vicino alla propria autovettura una bomba molotov che, per fortuna, non ha arrecato danni né al mezzo, né agli occupanti. L'episodio, per ora, non ha interferito con la disputa della gara. Zayed Alzayani, direttore del Gran Premio in programma sul circuito di Sakhir ha assicurato: «Nessun problema all'orizzonte per la Formula Uno di scena nel weekend in Bahrain». Alzayani ha ricordato che lo scorso anno furono gli stessi organizzatori a chiedere la cancellazione della gara, «non eravamo costretti ma lo abbiamo fatto perché non c'erano le condizioni giuste per correre. Ma quest'anno siamo sicuri al 100% che è tutto a posto per poter correre». Nonostante le rassicurazioni degli organizzatori e del principe Khalifa bin Salman Al Khalifa, che è primo ministro, la, la situazione è tutt'altro che tranquilla. A un anno dalle prime dimostrazioni a Manama la primavera bahranita non è mai sbocciata. Dal febbraio 2011, sono almeno 60 le persone uccise. Ci sono, poi, i maltrattamenti durante la custodia cautelare. Un rapporto diAmnesty international i parla di come «i problemi di rispetto dei diritti umani del piccolo Paese del Golfo siano ancora tutti da superare». La repressione contro la maggioranza sciita, governata da una minoranza sunnita, non si è fermata. Il re Hamad al Khalifa è riuscito a reprimere le rivolte grazie all'aiuto dei soldati sauditi. Un sostegno dovuto, visto l'appoggio ai contestatori che arriva da Teheran. Il monarca del Bahrain ha parlato chiaramente di complotto iraniano dietro le proteste che da oltre un anno hanno rotto l'equilibrio del piccolo Paese del Golfo. La monarchia denuncia la violenza dei dimostranti, ma la commissione d'inchiesta nominata dallo stesso governo ha messo in evidenza i comportamenti «eccessivi» delle forze di sicurezza. La Commissione indipendente d'inchiesta del Bahrain, conosciuta come la «Commissione Bassiouni» ha presentato un rapporto al re del Bahrain, insieme a una serie di raccomandazioni riguardanti le leggi e le procedure vigenti. Il rapporto confermava che fino ad allora erano state commesse gravi violazioni dei diritti umani. Il re aveva accettato le conclusioni del rapporto nominando una commissione nazionale di 19 membri, per lo più persone favorevoli al governo, per supervisionare l'attuazione delle raccomandazioni. Nonostante ciò, l'impegno assunto è caduto nel vuoto. Le riforme promesse sono rimaste parole al vento.

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