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Tragedie familiari dietro i suoi silenzi

Piermario Morosini con la maglia degli azzurri under 21

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PESCARA «Un ragazzo eccezionale, ma sfortunato». È stato questo l'amaro commento, fra le lacrime di Vincenzo Marinelli, ex presidente del Pescara degli anni '80, e oggi team manager della nazionale under 21.  Il dirigente azzurro ha raccontato l'incredibile storia di Piermario Morosini che dalla vita, con 26 anni ancora da compiere, aveva già conosciuto dolore e tristezza. «Credetemi. Sono distrutto, Piermario lo conoscevo da circa sei anni, perché è stato con noi prima con la Nazionale Under 17, poi con l'Under 21. Un grande atleta, un ragazzo stupendo, ma allo stesso tempo sfortunato, perchè quando era molto giovane (all'eta di 15 anni) perse i genitori e qualche anno dopo, in tragiche circostanze, un fratello. Anche la sorella non sta bene. Nonostante tutto questo ha cercato di guardare e sorridere alla vita fino ad oggi. So che ora sta arrivando la sua fidanzata. È una tragedia che ci lascia senza parole». Per certi versi ancora più strazianti le parole di Mino Favini, responsabile del settore giovanile dell'Atalanta, colui che aveva lanciato nel calcio che conta il difensore livornese: «Pensavo che la vita l'avesse già provato fin troppo e invece è arrivata anche quest'ultima tragedia». Negli anni trascorsi all'Atalanta, ha ricordato Morosini che lo conosceva molto bene, è stato colpito da un'incredibile serie di lutti familiari: «Mario è stato sfortunatissimo - prosegue Favini - aveva perso la mamma che era un bambino e poi il papà, poi il fratello handicappato si è suicidato e gli era rimasta la sorella, anche lei con handicap. Nonostante questo teneva sul volto velatamente triste una dolcezza incredibile e aveva una disponibilità totale nei confronti dei compagni».  Per questo Favini ha un ricordo dolcissimo di Piermario Morosini e la sua scomparsa «è una cosa che mi lascia esterrefatto. L'ho conosciuto quando aveva 12-13 anni - ha detto ancora il dirigente orobico - ha giocato in tutte le nostre squadre giovanili e di tutte è stato capitano, fino alla Primavera. Poi è stato acquistato dall'Udinese che prese in blocco quattro ragazzi nostri».  Favini che aveva visto nascere calcisticamente il difensore, da quest'anno in forza al Livorno, parla anche del passato sano dell'atleta: «Non c'è mai stato nessunissimo problema in tutti i controlli medici a cui è sempre stato sottoposto. Abbiamo l'obbligo - conclude Favini - di compiere controlli e verifiche annuali e lui non ha mai avuto nessun problema». Morosini nella sua carriera da professionista aveva anche militato proprio due stagioni fa anche nella Reggina, e ieri, nel giorno della tragedia e del dolore, è arrivato anche il commovente ricordo del presidente calabrese, che sul sito della squadra ha ricordato con commozione il suo ex giocatore: «Ciao Moro, mi sarà impossibile dimenticarti».  La vita di Piermario ha corso a doppia velocità. Quella familiare piena di ostacoli terribili, quella professionale con tante soddisfazioni. I primi calci alla Polisportiva Monterosso dove giocava da terzino prima di diventare un promettente centrocampista, la squadra del quartiere di Bergamo dove è nato il 5 luglio del 1986. Poi il passaggio all'Atalanta e subito l'inizio di un'incredibile serie di lutti familiari che hanno costellato tutta la breve vita di Piermario Morosini che ha perso prima la madre, poi il padre, e infine il fratello nel giro di pochi anni. «Pensavo che la vita l'avesse già provato fin troppo e invece è arrivata anche quest'ultima tragedia», ricorda ancora Mino Favini, responsabile del settore giovanile dell'Atalanta, che lo ha seguito fino a quando venne preso assieme a Marco Motta e ad altri due compagni dall'Udinese quando non aveva ancora compiuto 19 anni.Con l'Atalanta ha vinto uno scudetto con gli Allievi e ha perso una finale con la Primavera, quando venne premiato dal Guerin Sportivo come migliore giocatore della partita. Poi qualche apparizione in panchina ma mai l'esordio con la prima squadra.  Ultimo di tre fratelli, prima perde la mamma Camilla quando aveva 15 anni, poi il padre Aldo a 17. «Sono cose che ti segnano e ti cambiano la vita - disse Morosini in un'intervista al Guerin Sportivo nel 2005 - ma che allo stesso tempo ti mettono in corpo tanta rabbia e ti aiutano a dare sempre tutto per realizzare quello che era un sogno anche dei miei genitori.Vorrei diventare un buon calciatore soprattutto per loro, perch‚ so quanto li farebbe felici. Per questo so di avere degli stimoli in piu».  Lo aiutava la zia Miranda ma le tragedie non erano finite perchè arrivò anche il suicidio del fratello disabile quando Piermario era già passato a Udine, dove fece il suo esordio in serie A. La fidanzata Anna gli è stata sempre vicina, fino a pochi giorni fa quando questo dramma era assolutmente imprevedibile: fa un grande effetto vederli insieme fotografati a Ischia sul profilo Twitter di Morosini che da ieri è diventato un punto virutale di ricordo per tutte le persone rimaste sotto choc. «Non ci sono parole...il nostro Piermario è scomparso», si legge sul sito della Polisportiva Monterosso, dove è stata pubblicata una foto di Morosini assieme ai ragazzini della piccola società bergamasca. «Ognuno di noi, ognuno di quelli che lo conoscevano e lo amavano lo piange, tutti noi lo piangiamo».  Le lacrime scorrono in tutta Italia, mentre lassù Piermario può riabbracciare la sua famiglia.

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