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Roma, garanzia Totti

Francesco Totti

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Passano gli anni, cambiano le gestioni ma la Tottidipendenza resiste. Sembra un po' il «tutto cambia perché nulla cambi» di gattopardiana memoria, ma è solo la pura e semplice realtà. Il termometro della salute, delle ambizioni e dei chiari di luna della Roma è rimasto Francesco Totti. Lo è stato, nel bene e nel male, per più di tre lustri e continua ad esserlo anche oggi. La legge della Tottidipendenza è - ed è stata - uguale per tutti i più disparati tipi di Roma: da quelle che hanno vinto o che comunque hanno lottato per qualcosa di grande a quelle da dimenticare, da quelle della «gestione virtuosa» a quella del «progetto», da quelle più spettacolari di Zeman e Spalletti o più pragmatiche di Capello e Ranieri a quella erigenda di Luis Enrique. Il teorema, in fondo, è semplice semplice: la forma di Totti sta alla Roma come la pozione magica ai Galli di Asterix e Obelix. Se il capitano è in palla tutto gira a meraviglia, se non è al meglio le conseguenze si riflettono su tutto il resto della compagnia. La concomitanza del ritorno al gol di Totti, dopo un'astinenza durata 81 giorni, con quello (quasi) in pompa magna della Roma nella corsa al terzo posto non è affatto casuale. Così come non può essere un caso che la prima rete da tre punti nell'ultima mezz'ora di gioco dall'inizio di stagione, quella che ha piegato il fortino dell'Udinese e fatto esplodere l'Olimpico, sia stata firmata proprio dal capitano. I casi che non possono essere casi, però, non finiscono qui: c'è un dato che sentenzia che nelle dodici gare in cui Totti è sceso in campo dal primo minuto insieme ad Osvaldo, l'altro alfiere delle voglie giallorosse di Champions con 11 reti, la Roma ha fatto più punti (24, con una media di due a partita, contro i 26 raccolti nelle altre 20 partite) e c'è anche un capitano sempre presente in quelle che per la critica sono state indiscutibilmente le cinque migliori recite stagionali (a Napoli, a Bologna e contro Cesena, Inter e Udinese all'Olimpico) della «proposta» di Luis Enrique. Morale della favola: una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze fanno una prova e tante prove, come nel caso di Totti, fanno una certezza. Dalla Tottidipendenza, in fondo, non se ne esce. Anche per colpa dell'elisir di lunga vita calcistica del capitano, entranto insieme all'amico Del Piero nella tribù dei highlander del calcio. La Roma, se vuole ancora sperare di sentire la musichetta della Champions, si è rassegnata a non guarirne anche per questo finale di stagione. L'uomo del sogno per le prossime sei «finali», insomma, sarà sempre Francesco Totti. Quello con 267 reti all'attivo, che ieri si è goduto l'ennesima piccola grande rivincita della carriera, ha lavorato come da programma in palestra e ricevuto la visita, con tanto di una speciale maglietta giallorossa in regalo, di una delegazione dell'Unicef. Quello di sempre.

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