Processi giusti e non veloci per evitare un'altra Calciopoli
Itifosi laziali hanno trascorso la giornata degli interrogatori di Mauri e Brocchi tra speranze e paure, ma con con una certezza: non vogliono più sentire dalle autorità sportive il riferimento a processi veloci proprio come accadde sei anni fa durante Calciopoli. Le scoperte successive, con il coinvolgimento di altre società, le intercettazioni postume scartate da qualcuno sensibile a qualche club potente piuttosto che ad altri, sono un brutto film già visto. E nessuno vuole rivivere quelle udienze che «Ruperto Speedy Gonzales» volle portare a termine, senza salvaguardare in alcun modo i sacrosanti diritti delle difese di poter esporre le proprie tesi. Stavolta sia giustizia giusta e non parziale e soprattutto non divisa in tre filoni successivi. Per ridare credibilità al calcio minato dall'autorete volontaria del capitano del Bari in un derby contro il Lecce, bisogna puntare su un mega-processo che dia verdetti completi. Per tutti. Bisogna attendere i risultati delle inchieste delle Procure di Cremona, Bari e Napoli prima di istruire il processo sportivo. Sarebbe impossibile accettare che una squadra possa perdere risultati sportivi importanti a vantaggio di un'altra che poi un mese dopo si scopre colpevole come la prima. Insomma non si crei ulteriore caos, si trovino riscontri chiari perché è vero che la giustizia sportiva ha altri principi rispetto a quella ordinaria, però non si può condannare sulla base di confessioni a rate di un pentito che si era venduto svariate partite. Peraltro riferendo verità dette da un'altra persona, uno della banda degli «Zingari», non proprio un uomo di provata moralità. Quindi, occhi aperti perché stavolta il pubblico laziale pretende certezze e non sentenze fumose prive di quelle prove necessarie per non far diventare i processi sportivi il regno di figli e figliastri.