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«Immane tragedia, ma a rischiare di più sono amatori e juniores»

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Erasuccesso tre settimane fa con il pallavolista Vigor Bovolenta, é accaduto nuovamente ieri pomeriggio durante la partita tra Pescara e Livorno. Il professor Pino Capua, presidente della commissione antidoping della Federcalcio e direttore di medicina dello sport dell'ospedale San Camillo di Roma, é rattristato dalla notizia della tragica morte del calciatore del Livorno Piermario Morosini. «Quando accade un dramma del genere si rimane impietriti - afferma con voce dimessa - purtroppo questa tragedia fa parte dell'imponderabile, é un episodio del tutto imprevedibile. In Italia i controlli per l'idoneità sportiva sono frequenti e rigorosi, la periodicità è molto stretta». Gli atleti ogni sei mesi vengono sottoposti ai controlli per ottenere l'abilitazione. Ma, nonostante la scrupolosità dei medici, lo sport italiano piange un altro atleta. «La cultura della medicina dello sport é a livelli elevatissimi - sottolinea - ma qui siamo di fronte a un accadimento imprevedibile. A Pescara i soccorsi sono stati tempestivi, i medici hanno fatto tutto quello che avrebbero potuto fare, purtroppo il ragazzo non ce l'ha fatta. Se una situazione del genere fosse accaduta in un campetto di terza categoria, o in una palestra di periferia, forse l'intervento non sarebbe stato così tempestivo. Chi fa sport a livello professionistico - al di là di accadimenti imponderabili - é garantito. Il mio pensiero va a chi pratica sport a livello amatoriale e a livello giovanile, perché qui si può fare molto. Personalmente avanzerei la proposta di fornire ogni impianto sportivo di un defibrillatore, ma la macchina - da sola - non basta. Tenere il defibrillatore chiuso nell'armadietto del custode dell'impianto non serve. Servirebbero dei corsi per degli operatori "laici", riservati a persone in grado di poter usare con capacità il defibrillatore in caso di emergenza. Penso ai tecnici, agli allenatori, ai dirigenti sportivi ma anche agli stessi genitori agli stessi atleti: durante il weekend milioni di persone svolgono attività sportiva, ma soltanto una minima parte lo fa alla presenza di un medico». Un nuovo agguato del destino, una morte mascherata da pallone da calcio rincorso a perdifiato. Il mondo dello sport fa tanto, ma tanto altro potrebbe essere fatto dalla politica. «Ritengo che le strutture di medicina dello sport debbano essere migliorate - continua ancora il professor Capua - il governo dovrebbe investire sulla salute dei contribuenti. Una volta i ragazzi venivano sottoposti alla "visita di leva" per il servizio militare, e prim'ancora c'erano le visite nelle scuole che riguardavano tutti gli studenti. Oggi tutto questo non c'é più, e l'unica tutela dal punto di vista della salute diventa la visita medico-sportiva». «Investire sulle strutture della medicina sportiva - conclude Capua - significherebbe fare un'attività di prevenzione, consentendo un considerevole risparmio dal punto di vista della spesa sanitaria. Si salverebbero tante vite umane, e questo atteggiamento andrebbe a incidere in maniera positiva anche dal punto di vista amministrativo. Il governo consideri questa possibilità, affinché lo sport possa essere fondamentale anche per la tutela della salute di tutti i contribuenti italiani».

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