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Controlli italiani all'avanguardia. Ma vanno fatti più spesso

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Macome stanno davvero le cose? Il sistema italiano viene dipinto, anche all'estero, come uno dei migliori al mondo. I controlli per l'idoneità vengono effettuati a scadenza semestrale e annuale in centri specializzati. Quelli annuali, ovviamente, sono particolarmente approfonditi. L'atleta, nella norma, si sottopone a un elettrocardiogramma sotto sforzo e a un ecocardiogramma. Difficile che una patologia cardiaca possa sfuggire a questi esami, così come è quasi impossibile che l'eventuale uso di sostanze dannose per il cuore possa non essere rivelato dai controlli antidoping. Se i primi test non dovessero dare dei risultati soddisfacenti, scattano automaticamente accertamenti ancora più approfonditi come l'Holter cardiaco per misurare l'attività elettrica del cuore nel giro di 24 ore, il monitoraggio delle condizioni del paziente per un paio di giorni e la risonanza magnetica. I controlli, quindi, ci sono, funzionano, sono anche molto più rigidi rispetto all'estero. Sono sufficienti? Secondo gli addetti ai lavori, bastano e avanzano a diagnosticare la presenza di una patologia cardiaca. Si può fare di più? Sì, teoricamente ci sarebbe la coronarografia ma, in pratica, il gioco potrebbe anche non valere la candela. La coronargrafia, infatti, non è proprio un normalissimo esame, ma un'indagine diagnostica di tipo invasivo con tutti gli annessi e i connessi (il percorso pre e post operatorio e qualche piccolo rischio). Insomma, secondo gli esperti, meglio lasciare quasi tutto com'è. Magari intensificando la frequenza temporale dei controlli ma non passando da un eccesso ad un altro.M.D.S.

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