Ancora una vittima sul campo
Pochi istanti, ma sufficienti per capire cosa stava succedendo. Allo stadio «Adriatico» è calato il gelo quando, al 31' del primo tempo, col Livorno avanti 2-0 sul Pescara, Piermario Morosini si è accasciato. Il cuore del 25enne centrocampista amaranto si ferma, i medici accorrono sul campo per prestare i primi soccorsi, massaggio cardiaco e poi la corsa all'ospedale Santo Spirito della città abruzzese, dove gli è stato applicato un pacemaker provvisorio. In mezzo le lacrime e la disperazione di compagni e avversari, il silenzio del pubblico, che appena poche settimane fa piangeva la scomparsa, sempre per arresto cardiaco, di Franco Mancini, storico numero 1 del Foggia e arrivato a Pescara come preparatore dei portieri di Zeman. E come per Mancini, il suo cuore non ha retto: la vita di Piermario Morosini arriva al capolinea. Una vita breve ma intensa, che lo aveva portato a spasso per l'Italia fino a Livorno, dove era arrivato nell'ultimo giorno del mercato di gennaio. Nato a Bergamo e cresciuto nel settore giovanile dell'Atalanta, nel 2005 era stato prelevato dall'Udinese, sempre attenta ai talenti in erba. Con i friulani ha poche occasioni per mettersi in evidenza e così viene mandato altrove a farsi le ossa, in B, prima al Bologna e poi al Vicenza. E con i biancorossi si guadagna un posto nell'Under 21 che va a giocare gli Europei in Svezia, prima di proseguire il suo girovagare che lo porta a Reggio Calabria, Padova e ancora Vicenza. La scorsa estate il ritorno a Udine, prima del prestito al Livorno per rilanciarsi, per prendersi una rivincita. Perchè Morosini era uno che non si arrendeva mai, che di difficoltà nella vita ne aveva superate parecchie, da quando, nemmeno maggiorenne, si era ritrovato senza papà Aldo e mamma Camilla. «Sono cose che ti segnano e ti cambiano la vita, ma che allo stesso tempo ti mettono in corpo tanta rabbia e ti aiutano a dare sempre tutto per realizzare quello che era un sogno anche dei miei genitori», raccontava nel 2005, quando passò all'Udinese. Qualche tempo dopo venne a mancare anche il fratello, e Piermario si era ritrovato a lottare per sè e per la sorella maggiore. Una storia drammatica, senza l'happy end toccato invece a Fabrice Muamba, calciatore del Bolton crollato in campo a metà marzo, durante il quarto di finale di FA Cup contro il Tottenham. Il suo cuore si è fermato per 78 minuti, è stato a un passo dalla morte ma ora, a un mese di distanza, vede la luce in fondo al tunnel, con la possibilità di tornare a una vita normale e magari all'attività agonistica. Morosini non ha avuto la stessa fortuna ma di morti in campo purtroppo il calcio ne ha viste tante. L'ultima era stata nell'agosto 2011 quella del giocatore giapponese della Matsumoto Yamaga, Naoki Matsuda, morto dopo un'agonia di due giorni, dopo il malore avvertito nel corso degli allenamenti: arresto cardiopolmonare per il 34enne difensore, tra i pilastri della nazionale nipponica. Sempre ad agosto, ma due anni prima, lo stesso destino era toccato al giovanissimo capitano dell'Espanyol Daniel Jarque, stroncato a 26 anni da un attacco cardiaco, mentre parlava al telefono. Jarque si trovava a Coverciano, dove si stava allenando con la squadra in vista delle amichevoli in programma in Italia. Anche in quella occasione i medici hanno tentato di rianimare il calciatore, ma senza alcun risultato. In precedenza, il 29 dicembre del 2007, era toccato a Phil Ò onnell: stava per essere sostituito nei minuti finali della gara che il suo Motherwell ha poi vinto 5-3 sul Dundee United. Lo scozzese, però, non ha fatto in tempo a dare il cambio al compagno a bordocampo quando, improvvisamente, è crollato a terra. Neanche l'arrivo tempestivo dell'ambulanza e il successivo trasferimento in ospedale sono serviti: è morto a soli 35 anni. Soltanto quattro mesi prima aveva perso la vita il difensore del Siviglia Antonio Puerta, sentitosi male il 25 agosto, durante la partita contro il Getafe e morto tre giorni dopo; sempre nello stesso anno, Chaswe Nsofwa, attaccante 28enne dell'Hapoel Beersheva, seconda divisione israeliana, muore durante un allenamento. Nel dicembre del 2005, il francese David Di Tommaso: il suo cuore cede durante una partita che sta disputando con il club olandese dell'Utrecht. Prima di loro, l'ultimo in ordine di tempo era stato Paulo Sergio de Oliveira Silva, meglio conosciuto come Serginho, morto nell'ottobre del 2004 all'età di 30 anni perchè colpito da un attacco cardiaco nel corso del match di campionato tra il suo Sao Caetano e il San Paolo. Nel gennaio dello stesso anno Miklos Feher, attaccante ungherese del Benfica, era rimasto vittima di un arresto cardiaco mentre era in campo contro il Vitoria Guimaraes. Nel giugno del 2003 era stata la volta di Mark Vivien Foe, pedina del Manchester City e del Camerun scomparso a 28 anni. Il centrocampista africano è stato stroncato anche lui da un infarto, durante la semifinale di Confederations Cup tra Camerun e Colombia. L'elenco si allunga via via che si riportano indietro le lancette del tempo. È il caso di Vagner, morto nell'aprile del '90 dopo aver battuto la colonna cervicale per terra nel corso del match tra Parana Club e Campo Murao, in Brasile. Ancora un infarto, invece, stroncò le vite di Barry Welsh e Beto. Il primo morì nel novembre dell'87 a 19 anni, durante un incontro di serie B inglese, mentre il secondo aveva 26 anni quando nel settembre dell'85 il suo cuore si fermò nel corso di Moto Club-Tocantis. L'elenco dei calciatori morti in seguito a malori sembra interminabile e continua con l'argentino Trossero, 29enne che nel 1983 morì d'infarto negli spogliatoi dopo la vittoria della sua squadra, il River Plate, contro il Rosario Central. Nel marzo dell'82, invece, fu la volta di Carlos Alberto Barbosa, di 26 anni, morto anche lui per arresto cardiaco durante una partita. Tragedie di cui è costellata anche la storia del calcio italiano. Il 30 ottobre del 1977, a Perugia, moriva Renato Curi. Il centrocampista degli umbri aveva 25 anni quando si accasciò sul terreno di gioco, colpito da un infarto nel corso del match di campionato con la Juventus. L'8 novembre del 1987, la morte di Andrea Ceccotti, giocatore della Pro Patria, mentre è sbiadita nel tempo quella di Giuliano Taccola, centravanti della Roma morto il 16 marzo 1969 nello spogliatoio di una gara contro il Cagliari. Una lunga scia, chiusa oggi dalla tragedia di Morosini.