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Mauri, croce e delizia

Stefano Mauri della Lazio

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Domani festeggia 200 partite con la maglia della Lazio e sogna di giocare l'Europeo con quella dell'Italia. Ma c'è quella brutta storia delle scommesse da chiarire anche se non gli impedisce di essere decisivo nella corsa verso la Champions. Stefano Mauri se ne sta del Limbo tra la certezza di essere tornato ai suoi livelli sul campo e la voglia di dimostrare venerdì la sua estraneità nella vicenda che rischia di creare problemi in un'estate che si annuncia bollente dal punto di vista della giustizia sportiva. Il procuratore federale lo interrogherà tra le due partite contro Juventus e Novara e non sarà facile mantenere la freddezza degli ultimi tempi. Non negherà l'amicizia con Zamperini, personaggio chiave nell'inchiesta, ma di sicuro tutto il resto come spiegato nelcomunicato uscito a gennaio quando emerse il suo coinvolgimento. Venerdì sarà insieme ai suoi due avvocati, il penalista Matteo Melandri e il civilista Amilcare Buceti pronto a rispondere alle domande di Palazzi per spiegare che lui con le scommesse non c'entra nulla. Una linea difensiva chiara anche se Mauri e il suo staff non conoscono le carte in mano alla giustizia sportiva visto che non è stato ancora interrogato dalla procura di Cremona pur essendo stato indagato. Inchiesta a parte, Mauri vive il suo grande momento sul campo. Si è ripreso la Lazio con due perle fondamentali della corsa Champions dopo quell'infortunio lungo che avrebbe messo al tappeto qualsiasi giocatore un po' avanti con gli anni. E, invece, il primo capitano della Lazio ha avuto un temperamento da ragazzino e, dopo oltre quattro mesi di stop, è tornato a grandi livelli per certi versi anche in anticipo rispetto ai tempi stabiliti. Lo stop di metà ottobre, la scelta dell'intervento chirurgico a Monaco da un professorone consigliato da Klose, la lenta ma inesorabile ripresa e il rientro nel cuore di febbraio. Reja lo aspettava con ansia, è convinto che sia lui il giocatore che sa dare maggiore equilibrio alla squadra. E Mauri si è subito calato nella parte e sta dando un contributo decisivo. La prima perla contro la Roma, nel derby di ritorno con la Lazio che si presentava senza nove giocatori per infortunio e squalifica e una formazione largamente rimaneggiata. La punizione di Ledesma e quel sinistro chirurgico alle spalle di Lobont è servito a regalare ai biancocelesti il derby in trasferta dopo lunghi quindici anni. Sabato sera, nella notte di Chinaglia, l'acuto del campione, un gol come quelli che era solito segnare Giorgione negli anni del primo scudetto laziale. Due reti fondamentali anche perché permettono alla banda di Reja di avere i confronti diretti in vantaggio rispetto a Roma e Napoli due dirette concorrenti nella corsa per i posti in Europa. Adesso, però, c'è prima la Juve (suo un gol fondamentale con Ballardini in panchina nell'ultimo pareggio biancoceleste a Torino nel febbraio di due anni fa) e soprattutto il confronto con la giustizia sportiva. I tifosi laziali con cui ha faticosamente ricostruito il suo rapporto dopo i fischi ingiustificati di molti incompetenti di calcio, gli augurano di segnare il gol più importante di questa stagione vissuta in chiaroscuro. Dimostrare la sua innocenza permetterebbe a tutti di trascorrere un'estate tranquilla, magari sognando il preliminare Champions.

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