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Matteo De Santis La matematica conta più dei fatti.

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Classificae calendario, quattro-cinque (nel caso della Lazio) punti da rosicchiare sui ventiquattro in palio fino all'ultima giornata e un paio di scontri direttissimi (Udinese e Napoli) all'Olimpico, bastano e avanzano per non cancellare l'iscrizione della Roma da una corsa, fatta più di cadute che di fughe dei vari partecipanti, per un posto nel paradiso dell'Europa che conta. Viva la matematica, perché l'opinione generale (e non solo), nonostante i tre punti d'oro e il tiro al bersaglio riservato al Novara, è che questa Roma sia ancora troppo pazza, lunatica e incompiuta. «Io sono soddisfattissimo», taglia la testa al toro, a parole, Luis Enrique. «Il terzo posto è vicino, la squadra sta bene e può fare un bello spint finale. Arrivare in Champions League è ancora possibile, siamo sei squadre a giocarcela ma noi dobbiamo essere fiduciosi fino alla fine. Finché c'è la possibilità, siamo obbligati a credere nel terzo posto. Se siamo ancora in corsa è perché ce lo meritiamo. Adesso, guardando il calendario, c'è l'opportunità di infilare un bel filotto. Finora non siamo stati regolari e continui nei risultati, ma questo non significa che non possiamo incominciare ad esserlo da ora. Sabato avremo un test importante contro il Lecce in trasferta e poi avremo due partite di fila in casa con una diretta concorrente come l'Udinese e con la Fiorentina. Ci giocheremo le nostre chances e ci proveremo fino all'ultimo. Chi temo di più tra Lazio, Napoli e Udinese? La Roma». La soddisfazione vocale dell'asturiano, nonostante la mimica, la gestualità e i continui rimbrotti in panchina e qualche probabile urlo negli spogliatoi avessero fatto pensare l'opposto, sta anche nella partita: «Questa è una vittoria importantissima. Era senza dubbio una sfida difficile per l'orario, il caldo e tutto quello di buono che il Novara aveva messo in mostra nell'ultimo periodo. Potevamo incappare facilmente in qualche distrazione, invece, dopo qualche difficoltà iniziale, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare. Sono contento da un sacco di cose che ho visto». Tra le tante belle cose viste da Luis Enrique ci sono anche diversi singoli. «Sono felice della prestazione di Marquinho: è un giocatore di qualità, è in forma, ha gamba, può giocare in tantissimi ruoli e si tratta di un rinforzo importante. Osvaldo si è mosso benissimo, ha fatto gol e assist ma possiamo chiedergli ancora qualcosa di più. Sono contento per Bojan, ma anche per il gol di Lamela. La staffetta - spiega l'allenatore asturiano - o il chi va in panchina di volta in volta non c'entra, si tratta solo di fare il meglio per il gruppo. Sia Bojan che Lamela sono giovani e hanno ancora tanto da imparare. José Angel ha disputato una partita di voglia e personalità, Simplicio è riuscito a segnare in un momento difficile, Gago è un giocatore di livello assoluto, Kjaer ha dato una bella mano a De Rossi e anche Perrotta è entrato nella fase cruciale del match e ha aiutato la squadra. Mi piace vedere che tutti partecipano quando sono chiamati in causa». Tutti promossi, insomma. «Sì - aggiunge Luis Enrique - anche De Rossi, che ha giocato in una posizione non sua. Totti è stato come sempre un riferimento prezioso per la squadra e ha messo il suo zampino in ogni azione offensiva. Mi sarebbe tanto piaciuto vedere anche un gol di Francesco». Mica tutte le ciambelle possono riuscire con il buco.

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