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Capello e Mourinho, sfida per il Chelsea

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Isoldoni dell'Anzhi se li è presi Hiddink, in Cina è ancora meglio andarci da turista e Londra è sempre Londra: si vive benissimo, c'è il grande calcio e una squadra con un presidente con il portafoglio gonfio che cerca un allenatore. Tutte cose che per un tecnico di successo come Fabio Capello contano parecchio. I giornali inglesi hanno fatto uno più uno e l'hanno buttata lì: «Vuoi vedere che l'ex ct dell'Inghilterra non sia uno dei candidati per la panchina del Chelsea dell'anno prossimo?». Non gli dispiacerebbe restare a Londra alla guida di un top club, ritroverebbe il «protetto» John Terry (difeso a spada tratta quando la Fa decise di degradarlo da capitano), avrebbe un datore di lavoro ricco sfondato come Roman Abramovich e potrebbe portarsi Marco Tardelli come vice. Le vie del mercato sono infinite, ma l'unica certezza nella corsa per la panchina di Stamford Bridge è che Abramovich, scottato dai ripetuti e convinti no dell'obiettivo numero uno Guardiola e dal costoso flop di Villas Boas, stia puntando sull'usato sicuro. Capello e Blanc potrebbero andare bene, ma Mourinho (secondo i parametri di Abramovich) anche meglio. Preso atto di questo, il Chelsea sta già lavorando da un po' di tempo per riportare a casa lo «Special One», avvistato spesso e volentieri a Londra negli ultimi mesi e non così sicuro di voler restare al Real per un'altra stagione. E Capello? Potrebbe accontentarsi del Liverpool, a caccia di un vincente da mettere al posto di Dalglish.

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