Domenico Latagliata Parole e musica di Antonio Conte: «Siamo nati per giocare a calcio, per attaccare e per vincere».
Sacome toccare le corde di quei tifosi che hanno masticato amaro per anni e che ora quasi non credono di potersi vantare di essere di nuovo li in alto. Stasera, contro l'Inter staccata di quindici punti, servirà un'altra prova di maturità: «L'Inter non è così dimessa e non farà la vittima sacrificale – è il parere del tecnico -. Semmai, disputerà la partita della vita: l'idea di interrompere la nostra imbattibilità fa gola». Trentadue partite senza perdere, tre delle quali in Coppa Italia: mica poco, davvero. Di calciopoli non si vuole parlare ed è, finalmente, segno di grande maturità: «Legarsi a cose vecchie può diventare un peso. Noi dobbiamo guardare con molta gioia al nostro quotidiano. La Juve è tornata ad essere competitiva, è entrata in finale di Coppa Italia dal portone principale battendo il Milan, la squadra più titolata al mondo: avere centrato un traguardo del genere deve essere motivo di orgoglio. Pensiamo al domani, è meglio». Fosse la volta buona, ci sarebbe da fargli un monumento. «Meno di parla di calciopoli e meglio è - è il parere del tecnico nerazzurro Ranieri -. Pensiamo al calcio giocato: a rischiare di più è la Juventus perchè, perdendo, vedrebbe allontanarsi sempre di più il Milan. Inoltre, hanno il timore che l'Inter possa essere la prima squadra a batterli e per di più in casa». Come mantra, potrebbe anche funzionare. -