Lazio, ora non devi fermarti
«Il campionato non è finito domenica». Dopo una settimana di festeggiamenti Edy Reja sente la necessità di richiamare tutti alla calma. Il secondo derby vinto è stato un'apoteosi, l'invasione dei tifosi a Formello, giovedì, un momento di grande emozione. Ma adesso arriva il Bologna all'Olimpico e tutto si azzera. Perché se è vero che la Lazio vuole sognare in grande, l'unico modo per farlo è continuare a vincere ogni partita. Come se fossero dodici finali. Ecco, forse è proprio dal sogno scudetto che conviene partire: «È ovvio che quelle parole sono state dette in un momento di euforia - frena l'allenatore biancoceleste - dell'ambiente, della squadra e anche mio personale. Noi per primi sappiamo che Milan e Juventus hanno qualcosa in più. Ma se a questo punto del campionato siamo lì, distanti pochi punti, non possiamo non provarci, perché nel calcio tutto può succedere». Anche perché dietro il Napoli continua a vincere e l'Inter si è finalmente rialzato. Da questo punto, inseguire chi sta davanti vuol dire anche provare a tenersi lontani i rivali alle spalle: «Noi dobbiamo pensare a fare il massimo senza badare troppo agli altri - dice l'allenatore - è ancora presto per fare calcoli. Mancano 12 partite, ci sono tantissimi punti in palio e con i tre punti a partita è possibile per tutti tornare in gioco». Una piccola indicazione sulla «quota Champions», però, il goriziano la fornisce: «Serviranno almeno settanta punti». I primi tre dovranno arrivare nel posticipo di stasera col Bologna. I felsinei sono forse in questo momento tra gli avversari più insidiosi sulla carta. Con dodici punti conquistati, appena tre in meno dei biancocelesti, la squadra di Pioli è stata finora protagonista di un travolgente girone di ritorno. Condizione fisica in crescita, il tecnico ex Chievo può contare anche su una discreta cifra tecnica con i vari Di Vaio, Diamanti e Ramirez. A contrastarli, sul fronte biancoceleste, dovrà essere ancora una difesa d'emergenza, a cui il recupero in extremis di Zauri restituisce almeno non terzino di ruolo al posto dell'adattato Gonzalez. «Non sarà una partita facile - ammette Reja - il Bologna ha un'ottima diga a centrocampo e davanti un trio di altissima qualità, tre giocatori che fanno dei cambi di velocità il loro forte. Noi dovremo affrontarli con molto attenzione ma anche cercando di tenere i ritmi alti, se no ci consegneremmo a loro». Archiviato il discorso sulla partita, si torna ancora una volta sul discorso del futuro. Il bagno d'affetto ricevuto dai tifosi ha evidenziato un rapporto con l'ambiente che per Reja non era mai stato così roseo. Paradossale pensare che tutto questo accada proprio mentre si parla di addio a fine anno: «Io qui sono stato e sto bene - confessa il tecnico - e come voi sapete, al di là degli ultimi episodi, ho un rapporto costante col presidente Lotito e con Tare, anche per programmare il futuro. Adesso però centriamo gli obiettivi e poi si vedrà». Una cosa, però, Reja la ammette: «Non mi ci vedo ancora come direttore tecnico, mi sento un uomo di campo e voglio continuare questo tipo di lavoro per un bel po'». Vuol dire che se non ci sarà questa possibilità alla Lazio non ci sarebbe altra soluzione che andarsela a cercare altrove. Magari lasciando la capitale biancoceleste con un bel ricordo e, perché no, anche con un po' di commozione: «Ho visto le lacrime di Ranieri. Posso capirlo, ha sofferto molto in questo periodo e dal punto di vista umano gli sono vicino. Diciamo che io piangerei molto volentieri per un posto in Champions»...