«Voglio tornare subito a Napoli e parlare con le istituzioni, con Equitalia, per chiarire la situazione.
Anzi,ritengo che sia giusto pagare le tasse». Lo ha riferito in un'intervista Diego Armando Maradona per mettere fine al suo contenzioso col fisco che ammontava fino a due anni fa a 37 milioni di euro. E ha proseguito: «Ritengo che il fisco debba avere un volto più umano nei confronti della gente nei confronti di tutti, non solo dei ricchi ma soprattutto di chi ha molti più problemi. È giusto che il fisco si rivolga a tutti in un modo diverso per non ingenerare paura e terrore. Pagare le tasse è giusto e io non mi sono mai tirato indietro». Fin qui tutto molto bello: peccato che non ci sia per ora nessun incontro in vista tra Maradona (o il suo legale) e il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Nessun contatto, inoltre, sarebbe al momento in corso con i vertici di Equitalia che stanno gestendo il recupero del credito vantato dallo Stato italiano nei confronti del campione, che nel frattempo - come vedremo - è cresciuto in maniera sensibile. Il forte «debito» è dovuto agli accertamenti fiscali del passato. Nel 2010, quando gli è stato pignorato da Equitalia l'orecchino con diamanti - poi venduto all'asta per 25.000 euro - l'erario vantava nei suoi confronti crediti per 37 milioni di euro: 13 di imposte e il rrestante per interessi e sanzioni. Il debito è lievitato di 3.000 euro al giorno per gli interessi e ora l'ammontare complessivo si aggirerebbe nell'ordine dei 40 milioni di euro.