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Luis Enrique: "Roma andremo lontano"

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Luis Enrique

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Alla vigilia hanno deciso di dare i numeri. Luis Enrique «minaccia» di restare alla Roma 4-5 anni, Zamparini è convinto che il suo Palermo «vincerà al 95%». Se la partita di stasera non può spostare molto nella stagione delle due squadre, è assai più interessante approfondire il pensiero dell'allenatore spagnolo al termine della settimana più triste vissuta sulla panchina romanista: quella del secondo derby perso su due, l'addio al terzo posto e gli infortuni a raffica, oltre alle squalifiche, che gli lasciano mezza squadra in mano. «Ma io - promette - non mollo, anzi, continuo e continuerò». Fino a quando? «Sono un uomo di parola e, come ho già detto, resterò fino al termine del contratto (2013, ndr) e sarò felicissimo. Come minimo, però: forse sarò qui per altri 4-5 anni e dovrete sopportarmi». Un problema per parecchi - ma non tutti - tifosi scontenti, la società invece è ben felice di continuare con l'allenatore asturiano in sella. Avanti in piena sintonia e allora non si capisce perché non arrivi la firma di Luis Enrique sul rinnovo di contratto per altri due anni. Lo spagnolo prende tempo e intanto rilancia. «Il progetto è fallito? Lo dite voi. Sin dall'inizio ho capito che ci sarebbero state delle difficoltà. Posso solo continuare a lavorare, anche se nel calcio tutti dipendiamo sempre dai risultati. Il giorno in cui la società o la maggioranza dei tifosi penseranno che non sono la persona giusta per la Roma, sarà tutto finito». Quel momento non è arrivato, l'allenatore sente la fiducia attorno e guarda avanti con uno slancio d'ottimismo in netto contrasto con la depressione dell'ambiente. «Ho un grandissimo rapporto con i dirigenti e sono convinto che andremo lontano. È molto difficile dirlo adesso, ma io lo faccio». Secondo Sabatini lo spagnolo avrebbe accettato di giocare male il derby pur di ottenere i tre punti. «È vero - ammette Luis Enrique - preferisco vincere sempre, in qualsiasi modo. Ma sono convinto che è meglio farlo sapendo perché si vince: solo se si gioca bene si possono ottenere più successi». La strada non cambia, insomma, anche se nella prossima campagna acquisti cambieranno gli obiettivi: servono giocatori pronti. «Con la società vogliamo costruire una squadra e ci riusciremo. Io non faccio differenze d'età per i calciatori: in alcune partite l'esperienza può essere utile, ma per me è più importante la qualità». Nessun rimpianto sull'ultima sessione di mercato, nella quale Sabatini non ha preso un difensore, salvo poi pentirsene pubblicamente. «A gennaio - spiega il tecnico - non avevamo fretta a differenza dell'estate. Sono contento di quello che ha fatto la società. Ora non c'è nessuna emergenza, né in difesa tantomeno in attacco. Siamo tantissimi e abbiamo anche i ragazzi della Primavera». A Palermo - la squadra parte stamattina - di ragazzini porta quattro e almeno due di loro andranno in panchina. Sarà una Roma baby anche in campo per affrontare una partita che «rappresenta il presente della squadra dopo una settimana difficile sul piano mentale. Dobbiamo riscattare la sconfitta nel derby, sarà difficile perché in casa il Palermo sta facendo benissimo». Il contrario della Roma in trasferta: nel 2012 ha raccolto quattro sconfitte e un pareggio, pagando sempre gli stessi errori tattici. Ma Luis Enrique non intende cambiare impostazione, «perché questo gioco può funzionare nel campionato italiano, nel francese, nel tedesco, etc. Ne sono convinto, di certo dobbiamo migliorare: in alcuni momenti siamo distratti, ma quando facciamo bene quel calcio diventa un altro discorso». È il caso di ricominciare.

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