Klose-Di Vaio, gol senza età
Insieme fanno 68 anni e 471 gol. Un vero e proprio manuale del gioco d'attacco, un trattato su dribbling, velocità, opportunismo. Miro Klose e Marco Di Vaio si ritroveranno domani in campo dopo che nella gara d'andata sono rimasti entrambi a secco. Una circostanza abbastanza strana per chi, in questo campionato, ha gonfiato complessivamente la rete già in 22 occasioni. Le cifre, però, in questo caso dicono molto poco della leadership che entrambi i calciatori sono riusciti a ritagliarsi nelle proprie squadre. Il tedesco è entrato nella Lazio in punta di piedi, ma sono bastati pochi allenamenti per far capire ad allenatore e squadra che, se mai ci fosse stato un fattore capace di far svoltare in positivo la stagione, questo era proprio lui. Di Vaio, che nel Bologna gioca ormai da quattro anni, nel cuore dei tifosi c'è sempre stato. Ma l'apice l'ha raggiunto nella scorsa stagione. Quando nel bel mezzo di un'annata tribolata per la società - tra spipendi non pagati e passaggi di mano clamorosamente saltati - cominciò a segnare a raffica salvando con grande anticipo una squadra che sembrava spacciata. Ne sa qualcosa la Lazio, che al Dall'Ara dovette inchinarsi proprio per una doppietta del capitano rossoblu. Strano destino, quello di Di Vaio, più volte implacabile proprio contro la sua squadra del cuore. Romano doc, Marco è cresciuto nelle giovanili biancocelesti, fino a conquistare lo scudetto Primavera nel 1995. Stagione nella quale faceva già avanti e dietro con la prima squadra: 8 presenze con i grandi, ben 3 gol. Non male per un ragazzino, eppure la Lazio decise di privarsene. Le strade non si sarebbero più incrociate. La sua carriera il romano l'ha comunque fatta. Con la Nazionale non ha mai toccato i livelli del tedesco, ma dal punto di vista dei club non ha poi così tanto da invidiare: uno scudetto con la Juve, una Coppa Italia col Parma, persino una Supercoppa Europea col Valencia nella parentesi spagnola. Poi il ritorno in Italia e la decisione di chiudera la carriera a Bologna. Non del tutto casuale: da tempo l'aria del Dall'Ara fa bene ai bomber dati prematuramente per finiti. Basterebbe chiedere a Roby Baggio o Giuseppe Signori. Proprio Signori è uno degli illustri doppi ex della sfida. Come peraltro Bruno Giordano. Come se sulla direttrice Bologna-Roma biancoceleste ci fosse un fluido speciale per gli attaccanti di razza. Da Piola a Nielsen, da Vieri ad Haller, da Salas a Pasculli. Klose e Di Vaio, da questo punto di vista, sono i degnissimi prosecutori di una tradizione scintillante. E il motivo più grande per correre all'Olimpico.