di Gianfranco Giubilo Turno di campionato in tre tappe, dopo che il mercoledì aveva provveduto a riallineare le cifre della classifica.
Stavoltala divisione degli impegni ha una sua logica: al duello di vertice è dedicato il pomeriggio di domani, con il Milan al Meazza contro un Lecce in buon momento e la Juventus a Marassi, dove il Genoa spera che l'umore altalalenante trovi la svolta positiva. L'Europa, di prima o seconda fascia, tiene banco nella fase di avvio della giornata, già in archivio, e in quella conclusiva, i posticipi serali vedono all'opera la Lazio galvanizzata dal derby, ospite tutt'altro che tenero il Bologna, e l'Udinese a Novara dopo la farsa della panchina piemontese. Delle due italiane di Champions, parte meglio il Napoli, tre gol in mezz'ora che annullano la concentrazione, il Cagliari torna finalmente al gol con Larrivey, sfiora il raddoppio, azzurri con la testa a Londra. Ma dopo il riposo Lavezzi torna a illuminare, si procura il rigore e lo trasforma, giù il sipario. Soltanto accademia la goleada finale. Ma la notizia vera è il ritorno alla vittoria dell'Inter dopo quasi due mesi. Vittoria meritata, soprattutto per il buon primo tempo che aveva però prodotto appena un rigore fallito da Milito e una traversa di Sneijder. Ma i gol arrivano ugualmente nei minuti finali, prima il colpo di testa di Samuel, poi quello di Milito. Ranieri può guardare con fiducia a Marsiglia. Sabato tutto sommato malinconico, una sola gara in cui il livello delle ambizioni è decisamente meno esaltante. La Roma sembra aver abbandonato i sogni di zona Champions, il Palermo galleggia in acque placide. Due squadre reduci da scoppole pesanti, un derby perduto e un'autentica lezione impartita dal professor Ibra a scolari incapaci di repliche. Comune ambizione di riscatto, ma è Luis Enrique, che si dice fiducioso in una lunga permanenza a Roma, quello che incontra maggori difficoltà. Linea difensiva orfana di Stekelenburg, Burdisso, Juan, Cassetti e Taddei, fermo anche Pjanic, Perrotta «desaparecido», aggregati quattro giovanissimi. Certo, le prospettive non sono delle più propizie per una squadra alla quale mancano dodici giornate per chiudere la stagione in posizione almeno dignitosa. Tra l'altro, prima dello tsunami Zlatan, lo stadio palermitano aveva concesso poco o nulla ai visitatori di turno, alla Roma attuale servirebbe quasi un evento prodigioso.