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Salvo a Londra, nonostante le vacanze mentali del primo tempo, salvo anche nel mercoledì destinato a sanare i guasti della neve.

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Mail connotato più rilevante della sfida al Dall'Ara è senza dubbio la constatazione che il travertino non ha contribuito soltanto a edificare il Colosseo, ma anche a forgiare le facce degli juventini. Antonio Conte, che rischia la querela per plagio dal Muro del Pianto di Gerusalemme, si è fatto cacciare per proteste. Poverino, non aveva torto. Per la seconda partita consecutiva la sua squadra aveva rischiato di segnare un gol decisivo in netto fuorigioco, ha salvato tutto un miracolo di Gillet, il guardalinee aveva gli occhi bendati e non si era accorto di nulla. Bonucci è stato espulso, ma a quel punto avrebbe dovuto già essere negli spogliatoi per doppio giallo da parecchi minuti. Resta l'immagine delle continue, spesso sguaiate lamentele dei bianconeri anche di fronte a episodi di una chiarezza lampante, con quella faccia da «ciglione» Andrea Agnelli dovrà studiare un ulteriore dossier sui torti ricevuti. «Stomachor», avrebbe detto il saggio Cicerone. A parte queste amenità, va detto che la Juve ha perso il ritmo e la lucidità dei giorni migliori, parziale attenuante le assenze difensive, Barzagli e Chiellini. Alle quali si aggiungerà a Marassi quella di Bonucci, espulso ieri sera a Bologna. Nessuna vittoria è arrivata a illuminare il pomeriggio dei recuperi che mettono rimedio a tutti i buchi della classifica. Deprimente il pareggio di Cesena, romagnoli quasi subito in dieci per l'espulsione di Pudil, troppo plateale il «vaffa» a Rocchi, non so in quale lingua ma era sufficiente la gestualità. Ha assaltato invano il Catania, per Montella occasione persa di agganciare addirittura l'Inter. Non hanno turbato Rizzoli i fazzoletti bianchi sventolati a Parma, ancora qualche svarione a danno degli emiliani che erano andati in vantaggio, ma si sono visti raggiunti e superati dalla Fiorentina. Ha fatto giustizia, nel convulso finale, il rigore firmato da Giovinco, incredibile la mancata espulsione di Behrami. Tre dei sei gol della giornata portano firme romaniste: Vucinic, l'esecuzione più spettacolare, Cerci abile nella girata di sinistro, e perfino il buon Okaka, che il gol aveva tentato invano di mangiarselo. A bocca asciutta invece Borriello, che comunque dal tifo giallorosso non sarebbe stato rimpianto.

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