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Lazio, Dilemma Reja

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Reja

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Tutto iniziò quel lontano 10 febbraio 2010. Sembra una vita, in realtà solo 25 mesi. Allora Edy Reja arrivò per salvare la Lazio dalla retrocessione, oggi punta dritto alla Champions League. Parlare del rapporto dell'allenatore con il suo gruppo é fin troppo semplice. Quando arriva lega subito con i veterani: più che parlare, ascolta. Fuori Zarate, genietto ribelle, reintegra Ledesma e Stendardo, fino a quel momento fuori rosa. Fa centro al primo colpo: vittoria in trasferta a Parma, e primo mattone di una salvezza che arriva senza troppi affanni. Reja centra l'obiettivo, e fa un'impresa non da poco. A fine stagione la Lazio é dodicesima. Si riparte, tra lo scetticismo generale. La partenza é buona, l'arrivo non entusiasmante. La Lazio resta nelle prime quattro posizioni per gran parte del campionato, ma nel ritorno perde tutti gli scontri diretti scivolando al quinto posto che lascia l'amaro in bocca, perché é determinato dalla differenza reti generale con l'Udinese. Il rapporto con la società é contrastato: da una parte c'é Lotito che lo difende, dall'altra il diesse Tare che non sempre condivide la gestione tecnica. Le frizioni non mancano, ma si va avanti per spirito di squadra. Il rapporto con Zarate é ai minimi termini, la tifoseria difende l'idolo argentino criticando le scelte dell'allenatore. Reja non é amato. Nonostante una salvezza ottenuta in piena emergenza, e una qualificazione in Europa League che consente alla Lazio di tornare sul palcoscenico internazionale, seppur dalla porta di servizio. La campagna acquisti dell'estate 2011 é più che buona. Il presidente cede Lichtsteiner alla Juventus ma opera bene, consentendo alla Lazio di partire con ambizioni importanti. Klose, Cissé, Marchetti, Lulic e Konko sono i nomi più importanti di un mercato che viene completato anche con gli innesti di Cana e Stankevicius. Nel preliminare di Europa League, il 18 agosto, i tifosi firmano la tregua con l'allenatore: «Reja, la Nord é con te». Si parte, ma dopo un inizio esaltante a Milano contro il Milan (2-2), la Lazio cade in casa contro il Genoa, e Reja rassegna le dimissioni. I giocatori e la società lo fanno recedere. In campionato le cose vanno bene, il 16 ottobre arriva - all'ultimo assalto - il primo successo nel derby dopo quattro sconfitte. Il rapporto tra Reja e la tifoseria cambia, in positivo. Il resto é storia recente: le continue frizioni col direttore sportivo Tare, le dimissioni prima della partenza per Madrid, l'eliminazione dall'Europa League per mano dell'Atletico, i colloqui di Lotito con Zola. L'incontro all'Hotel degli Aranci tra il patron laziale e l'allenatore sardo é più che positivo, e va avanti fino a tarda notte. Il progetto di Zola affascina Lotito, una squadra votata all'attacco, e guidata da un tecnico giovane e ambizioso. Ma a questo punto della stagione il presidente teme di fare un salto nel vuoto. E per la seconda volta, le dimissioni dell'allenatore sono con l'elastico: alla fine si continua insieme. L'ennesimo trionfo nel derby fa scoppiare definitivamente l'amore con i tifosi che ora tornano a sognare e portano in trionfo il tecnico. Reja si, o Reja no? Lui si gode il momento, e sorride: «Zola al mio posto? Si, ma fra dieci anni...».

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