Questa Roma non fa paura nemmeno alla Lazio

No, proprio non ci voleva. Ma lo scienziato asturiano ci ha abituato a questo e altro. Quattro gol dall'Atalanta non li aveva presi nemmeno la Rometta degli anni '70. Così per ricordare due vittorie della Lazio sulla Roma nello stesso campionato bisogna tornare al secolo scorso quando c'era ancora la lira e lo spread era una parolaccia. Luis Enrique se la prende con la sorte: «Cosa ho fatto per meritare questa merda?» dice deluso. E i tifosi romanisti cosa hanno fatto? È sfortunato lo scienziato spagnolo che un derby vorrebbe giocarlo finalmente in 11. Ma di chi la colpa se dopo pochi minuti un calciatore della Lazio si è trovato da solo davanti al portiere? Magari avesse segnato come hanno fatto i contropiedisti di Siena, Cagliari, Atalanta ecc... No stavolta il portierone giallorosso prova a fermarlo. Frittata fatta, espulsione, rigore e rete. Tutto compromesso. Ci piacerebbe pensare come Eduardo che «a da passà a nuttata» ma qualcosa per favorire l'alba bisognerebbe farlo. Per esempio pensare che la difesa nel calcio come in tanti altri sport è una necessità non una volgarità. Così i terzini non sono un retaggio del passato. Servono. E non possono andare a spasso per il campo come fa tale Josè Angel che sembra sia passato per caso dalle parti dell'Olimpico e messo in squadra per far numero. Come quando giocavamo all'oratorio e chiedevi al primo venuto se volesse giocare. Intanto ci dovremo sorbire una settimana di sfottò da chi ha nei confronti dei giallorossi un complesso di inferiorità. E quando gli capita di vincere diventa incontenibile. Ma li vedete i laziali? Loro uno come Totti non l'hanno mai visto nemmeno alla playstation, eppure ora lo scherniscono. Sanno tutto di lui, come quei lettori avidi di notizie sulla vita e gli amori dei principi. Grazie al «progetto» gli abbiamo dato fiato, li abbiamo perfino fatti entrare nel salotto buono. Ma noi zitti. In altri tempi avremmo almeno accusato quell'arbitro. Ma chi ne ha voglia. Piace ancor meno il dg giallorosso quando dice: siamo orgogliosi di questa squadra e dell'allenatore e la Roma avrà futuro. Sì, se vince. A noi quel motto, del resto travisato, di De Coubertin, l'importante è partecipare, non piace. Archiviamo questo campionato, ma se Luis Enrique vuole restare a Roma, pensi a vincere. E soprattutto ricordi il vecchio detto: prima non prenderle.