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Luigi Enrico il nuovo idolo del popolo biancoceleste

Edoardo Reja

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Dopo un sabato infernale, tra cortei, bus deviati e strade bloccate, costretti a casa senza distrazioni a fermare la tensione della sfida, finalmente si gioca! Siamo terzi in classifica, ma noi laziali, come sempre nella nostra storia, non possiamo stare tranquilli: un presidente che come Don Chisciotte continua le sue battaglie contro tutto e tutti, al suo fianco il solo Sancio Panza Tare pronto ad assecondarlo; un allenatore che si dimette, poi torna, poi va e poi è ancora lì sulla panchina; ad attaccare le fasce laterali due riserve come Scaloni e Garrido. Ma al fischio d'inizio si azzera tutto, non esistono più alibi, bisogna vincere! L'attesa dura poco, una decina di minuti ed ecco un incredibile corridoio centrale che si apre davanti ad Hernanes e Klose, che viene atterrato: rigore ed espulsione del portiere. I romanisti protestano, ma sì, protestate! E se per caso il fallo non c'era meglio ancora, il gusto è sicuramente più grande! Ma l'illusione dura poco, ecco il pareggio romanista e il brutto presentimento di vivere una domenica bestiale.   I minuti scorrono lenti, ad ogni attacco dei lupacchiotti, qualche battito di cuore in più rispetto al normale pulsare. Guardo le facce dei miei: cerco di scorgere qualche segnale incoraggiante e lo trovo nel volto di Ledesma fisso, concentrato e sufficientemente cattivo, come quando calcia forte la punizione che Mauri tramuta in gol: delirio. Poi si torna in trincea a soffrire, ma noi siamo abituati. Hernanes si divora un gol e giù imprecazioni per il prolungamento di questa tortura domenicale. Totti per poco non pareggia e questo sarebbe stato veramente insopportabile, ma la palla esce di poco. La Roma continua il suo gioco fatto di possesso palla e passaggi quasi sempre all'indietro, per noi invece, grandi spazi che però non riusciamo a sfruttare. Dopo i quattro minuti di recupero più lunghi del campionato laziale, arriva il triplice fischio e tutti ad abbracciarsi e a correre sotto la curva Nord in un tripudio di colori biancocelesti. Reja è incontenibile, sì proprio lui che aveva perso quattro derby consecutivi, tanto che er Pupone lo aveva indicato come l'uomo partita prima della gara di andata: da quel momento due vittorie, grazie capitano! E grazie a tutti, dalla società ai giocatori, dai tifosi agli allenatori. Sì gli allenatori. Reja e Luis Enrique. Sì perché Luigi Enrico da oggi sarà osannato come nuovo idolo del popolo laziale.

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