Roma-Lazio vale per l'Europa
Torna il derby romano, non sarà uno scontro da primato come quello tra Milan e Juve, però coinvolge almeno la zona Uefa, dunque siamo lontani dall'avvilimento di stracittadine con l'obiettivo comune di un punticino che allontanasse le paure.Gioca in casa per calendario la Roma, ma anche se la Lazio ha tradizione nettamente sfavorevole nei panni dell'ospite, non vince in campionato da quindici anni, parliamo di un dato del tutto occasionale, in realtà il fattore campo non è determinante in questo tipo di sfide. E dunque, fatto salvo l'equilibrio che costituisce l'abituale etichetta, è la Lazio a reclamare il favore del pronostico, e sia pure in termini non certamente clamorosi. A premiare la scelta sono le cifre della classifica, sette punti di vantaggio per i laziali, un terzo posto condiviso con l'Udinese per l'obiettivo che anche la Roma vorrebbe perseguire. Un confronto affascinante, la Roma è giovinezza e fantasia, con tutti gli alti e bassi che queste caratteristiche impongono, la Lazio oppone collaudata solidità e soprattutto quello spirito pratico che l'ha proiettata, già dalla scorsa stagione, nelle zone privilegiate della graduatoria. Vigilia interpretata con eleganza e signorilità da due tecnici che sul piano umano hanno puntualmente suscitato consensi. Curioso il loro destino, in comune gli sbalzi di umore e le divisioni delle rispettive tifoserie, anche le divisioni delle rispettive tifoserie, anche se le opposizioni restano in chiara minoranza. Comprensibile che Luis Enrique incontri difficoltà, il progetto affidato ai giovanissimi e la filosofia legata a un gioco sempre propositivo, non conquistano quella parte del tifo che guarda soltanto al risultato, non importa come, non proprio un atteggiamento onorevole, ma ognuno è libero di pensarla secondo personali propensioni. Francamente sorprendente, invece, la vera e propria guerra che Edy Reja ha dovuto sopportare, quando due stagioni e mezza al timone della Lazio gli avrebbero dovuto garantire un monumento. Champions sfiorata lo scorso anno dopo il salvataggio dalla caduta, terzo posto nella stagione attuale, che la Lazio sta portando avanti riuscendo a porre rimedio a una serie terrificante di infortuni. Anche oggi il tecnico goriziano sarà costretto a fare a meno di otto uomini: quattro difensori e un attaccante, capitan Rocchi, dopo avere lasciato partire Cissè e mollato all'Inter l'indecifrabile Zarate. L'assenza più pesante è forse l'ultima accusata in ordine di tempo, perché Lulic, il bosniaco arrivato dalla Svizzera, si era rivelato il giocatore più prezioso e continuo, anche se la prima citazione spetta di diritto a Miro Klose, che il Bayern aveva colpevolmente relegato in soffitta. A Luis Enrique mancheranno gli squalificati: ancor più di quella di Osvaldo, pesa la rinuncia a Gago, geometra di qualità e complemento perfetto per il reparto illuminato da De Rossi e Pjanic. Come sempre il tecnico asturiano potrebbe riservare sorprese, come il rilancio di Greco ipotizzato ieri a Trigoria, ma è pensabile che a centrocampo possa ritagliarsi finalmente uno spazio Perrotta, da tempo ai margini, a meno che non si voglia privilegiare lo stellone che puntualmente accompagna le apparizioni di Simplicio nelle stracittadine. Un'ultima annotazione, che solleva lo spirito: si gioca alla luce del sole.