Heinze

Nonfa niente se presto o tardi, prima o dopo: succedono e basta. Il quando è solo un dettaglio. La particolarità, però, è che un giramondo come Gabriel Heinze, uno con alle spalle più di tre lustri di carriera e quasi 34 anni sulla carta d'identità, per vedere un compagno di squadra mandato in castigo in tribuna a causa di un ritardo a una riunione tecnica sia dovuto passare per Roma. Non è capitato con il Newell's Old Boys, il Real Valladolid, lo Sporting Lisbona, il Paris Saint-Germain, il Manchester United, il Real Madrid, l'Olympique Marsiglia e la nazionale argentina, si è verificato domenica, a Bergamo, con De Rossi. «È la prima volta in carriera che mi capita di vedere un compagno punito per una cosa del genere», dice chiaro e tondo l'argentino con gli occhi di ghiaccio. «Sono stato in tanti club - aggiunge - ma il regolamento interno della Roma non è tanto diverso da quello degli altri. Luis Enrique pone poche regole che devono essere rispettate e i giocatori devono condurre delle vite da calciatori professionisti. Per quanto riguarda quello che è successo con De Rossi, dico solo che le parole che posso aver detto al tecnico restano nello spogliatoio. Io parlo sempre in privato, con la massima riservatezza. Comunque la scelta della società di esternare quello che succede all'interno della squadra non destabilizza la nostra preparazione alle partite e neanche il nostro rapportarci con l'ambiente esterno. Tra di noi, meglio ribardirlo, non ci sono problemi di nessun genere. Purtroppo è anche difficile spiegarlo alla stampa, anche perché quando filtrano notizie che sono bugie in piena regola non è mai semplice spiegare e giustificare quello che è successo realmente. Io posso assicurarvi che non ci sono stati problemi né a suo tempo con Osvaldo né adesso con De Rossi. Il nostro gruppo è buono, solido, nobile d'animo e ora deve essere più unito che mai. Certo, deve ancora crescere ma soprattutto deve pensare solo a lavorare e a preparare al meglio la prossima partita». La prossima partita si chiama derby: «Una sola gara non salva una stagione. Ho avuto la fortuna di giocare molti derby, li ho vinti e li ho pure persi ma non mi è mai capitato di salvare o di buttare una stagione con il risultato di una sola partita. Quello che conterà più di tutto sarà la nostra posizione in classifica alla fine del campionato. Naturalmente quella con la Lazio è una sfida speciale per una serie di motivi che sappiamo benissimo». Stavolta, però, ce n'è uno in più del solito: vedere se, una settimana dopo, le scorie del caso De Rossi si faranno ancora sentire. «La risposta - spiega Heinze - arriverà domenica alle 15. Non so se la Roma arriverà destabilizzata al derby, ma posso solo assicurare che la squadra lavorerà al massimo in questi giorni. Abbiamo giocato bene anche senza Daniele. Certo, si tratta di un giocatore importantissimo. La sua assenza, però, non può rappresentare un alibi per una brutta prestazione». Come quella di Bergamo: «Siamo una squadra nuova che ha bisogno di tempo. Magari ci manca ancora un po' di personalità e forse qualcosina in termini di convinzione nel sapere di poter andare a vincere in tutti i campi, anche in trasferta. Arriveranno con il lavoro e con il passare del tempo. I problemi difensivi? L'organizzazione difensiva non è composta solo dai difensori ma da dieci giocatori. A Bergamo, sui primi due gol dell'Atalanta, abbiamo commesso degli errori e io mi assumo tutte le mie responsabilità. Con Luis Enrique parlo di tutto, anche della difesa, ma sempre nel rispetto dei ruoli». Diciannove apparizioni in campionato più 2 in Coppa Italia fanno 21 presenze. Per il rinnovo per un altro anno, fissato a 25, ne mancano ancora quattro. »Non ci penso», chiosa Heinze. Meglio pensare solo alla ventiduesima, il derby.