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Succede solo alla Lazio.

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Luinon fa in tempo a rispondere che qualcuno aggiunge: «E per il resto del campionato?». Così per il tecnico è più facile rispondere, col sorriso sulle labbra, che «questo non si può mai dire, nel calcio può sempre succedere di tutto». Ormai a Formello ragionano così. Con una settimana di suspance si sono garantiti più titoli che con i gol di Klose. Tanto vale andare avanti un altro po'. «Con Zola ho vissuto una splendida annata a Cagliari - dice il tecnico - e siamo in ottimi rapporti. Ci sentiamo spesso a telefono. Gli auguro di fare una grande carriera, di sedersi in futuro su qualche panchina importante in Italia. Magari anche alla Lazio. Chissà». Fortunatamente poi arrivano anche i buoni propositi per la prossima settimana, e allora si può stare un po' più tranquilli: «Io spero di recuperare qualche giocatore - spiega Reja - per affrontare il derby nel migliore dei modi. Stasera ne ho persi altri due, Lulic di sicuro non ci sarà, e anche Hernanes ha finito con un piccolo dolore all'adduttore. Siamo sempre incerottati. Spero almeno di mettere dentro una squadra di gladiatori». Ma l'argomento torna inevitabilmente la settimana di passione di Formello: «Conoscete il mio carattere - racconta l'allenatore - sono uno tosto che non le manda mai a dire e questo non sempre è un bene, a volte prima di muovere la lingua bisognerebbe collegare il cervello. Ora però è il momento di chiudere questa parentesi. Nella mia carriera mi è capitato spesso di litigare con i presidenti, ma poi il rapporto è tornato più forte di prima». Può succedere la stessa cosa con Tare? «Ci siamo incontrati a fine gara e ci siamo abbracciati, erano tre punti troppo importanti». Chi non ha mai mollato il tecnico è stata la squadra. Al 90' Reja è entrato in campo ed ha abbracciato i giocatori uno per uno: «Ma guai a dire che hanno giocato per me - ammonisce - questi ragazzi dall'inizio della stagione hanno giocato sempre per la società e per il biancoazzurro (sarebbe il biancoceleste, reminiscenze partenopee... ndr)». Per lui i cori dello stadio, per Lotito tanti insulti e qualche striscione ironico: «Ma io mi sento di fare un appello - cerca di ricucire l'allenatore - vorrei che ora tutti i tifosi si unissero intorno alla Lazio, giocatori, allenatore e società. Ho visto delle brutte scritte verso il presidente e non mi è piaciuto. Bisogna viaggiare tutti insieme verso l'obiettivo. È il mio desiderio, spero che si possa avverare». Se poi si cancellassero anche i fischi a Candreva sarebbe un miracolo: «I tifosi devono capire che lui è uno che gioca per la Lazio, bisogna sostenerlo, specie nei momenti di difficoltà». Il finale è quasi da libro cuore: «In passato ho attraversato altri momenti difficili. L'anno scorso venivo fischiato dopo ogni partita, nonostante il quarto posto. Allora il presidente mi è stato vicino. Mi ha detto: "se ti lamenti tu, pensa io". Ora spero di continuare ancora in questa piazza, che mi ha restituito l'entusiasmo dei vecchi tempi». Arrivederci al prossimo colpo di scena. Car. Sol.

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