Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Una straordinaria dimostrazione di autolesionismo

default_image

  • a
  • a
  • a

Nemmenoin manicomio si riesce a mettere su una roba così che ha tenuto col fiato sospeso tifosi e giocatori della Lazio senza sapere chi ci sarebbe stato in panchina nella sfida fondamentale contro la Fiorentina dell'ex Delio Rossi, in programma stasera all'Olimpico. Alla fine la conferma di Reja, tecnico contestatissimo fino a tre mesi fa e ora adorato dai laziali, può anche essere la soluzione più intelligente, nel senso che divorziare con un allenatore terzo in classifica è una decisione perlomeno discutibile sotto l'aspetto dei risultati, però continuare a mostrare al mondo l'inadeguatezza di una struttura che ha evidenziato crepe mostruose è un autogol degno di Comunardo Niccolai. Personaggi e interpreti della commedia sono un allenatore, Edy Reja, che si dimette per la seconda volta in questo campionato a poche ore dalla sfida di ritorno contro l'Atletico Madrid e un presidente che cambia idea con la stessa frequenza con cui si beve un caffè al bar. Ebbene questa coppia che non si scoppia ha partorito una sceneggiata in stile commedia tragicomica di De Filippo. Il problema ora è capire il contraccolpo che subirà una squadra sballottata da tre giorni alla ricerca della verità. Dunque, è pace, tregua oppure idillio con tanto di conferma ulteriore di Reja per il prossimo anno, magari con un ruolo dirigenziale? Sarà solo il tempo a dirlo, di certo resta una brutta figura che solo la conquista del terzo posto potrà in qualche modo cancellare. Tant'è, si va avanti così senza comprendere la reale strategia di un allenatore che lascia troppo facilmente la baracca e aveva fatto lo stesso in nove occasioni nei cinque anni napoletani. Per non parlare di una società che è stata ostaggio della scelta del proprio tecnico senza riuscire in 72 ore ad avere le idee chiare. Adesso si dirà che De Canio non è mai stato contattato, nemmeno come carta di riserva, che Zola non è stato incontrato, la realtà è che c'è stata tanta confusione, troppa. Oppure esagerato attendismo che ha fatto cuocere a fuoco lento la squadra senza conoscere il destino di un allenatore a cui è legata a filo doppio. Si doveva e si poteva fare meglio per trasmettere un messaggio più rassicurante ai giocatori. Parlare di progetto nel calcio è quasi ridicolo visto che si viaggia a velocità supersonica e tutto cambia in poche ore a seconda dei risultati, ma quanto visto negli ultimi tre giorni in casa Lazio non ha logica e perdipiù, come detto, è un saggio di autolesionismo da tramandare alle future generazioni pallonare. A meno che Klose non continui a segnare gol a grappoli e nasconda le magagne come è riuscito a fare finora.

Dai blog