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Il fallimento di Botes e la speranza Burton

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Lapesante sconfitta subita dall'Italia a Dublino è un pugno in faccia alla rivoluzione cominciata da Jacques Brunel e le scelte del ct sono parte della disfatta. Giusto voler sperimentare nuove soluzioni, realistico ammettere che nel ruolo di apertura non vi sono alternative valide per il massimo livello, ma la prova di Botes all'apertura è da bocciare sotto ogni aspetto. Opaco nelle scelte di gioco, mai in grado di dare variazioni all'attacco azzurro, il povero Tobias ha poi offerto una prestazione dalla piazzola che regala un solo punto fermo: non può essere lui il calciatore dell'Italia. Acquisito ciò, a Brunel non resta che affidare stabilmente la maglia n.10 a Burton, giocatore con molti limiti ma con percentuali al piede almeno decenti. Chiaro che dopo una partita terminata 42-10 non è possibile accollare l'intera responsabilità alla prestazione di un solo uomo ma è stato evidente il crollo psicologico degli azzurri dopo l'errore di Botes al 45'. In uno sport di collisione come il rugby serve una volontà soprannaturale per continuare a mantenere la medesima intensità ed efficacia dopo una serie di errori che ti priva del bottino guadagnato con sudore e sangue. Un peccato mortale vanificare l'ottima prova della terza linea Parisse-Barbieri-Zanni, una buonissima rimessa laterale e la mischia ordinata del primo tempo. Ora bisogna espiare in fretta. Ale. Fus.

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