«Resto l'allenatore della Lazio.
Sonoda poco passate le 20.20 quando Edy Reja pronuncia queste parole nella sala stampa di Formello lasciando di stucco i presenti. Congetture, ipotesi, indiscrezioni vanno in un attimo in fumo e la settimana più paradossale della recente storia biancoceleste si conclude come se non fosse successo niente. In realtà, dal confronto a nervi tesi con Lotito e Tare di martedì alla conferenza stampa di ieri sera è praticamente accaduto di tutto. Una serie di avvenimenti che è impossibile adesso liquidare con un semplice lieto fine. Sempre che di finale si possa parlare. Contro la Fiorentina sulla panchina della Lazio siederà Reja, questa l'unica certezza. A scorrere quanto resterà scritto sugli almanacchi del calcio sembra anche la conclusione più logica. In fondo il tecnico friulano ieri ha diretto l'allenamento, ha stilato i convocati e ha parlato in conferenza stampa - seppur in considerevole ritardo - come ogni vigilia che si rispetti. La mattina ha lasciato il suo albergo alle 10.30. Con i giornalisti si è mostrato subito sorridente: «Va tutto bene, tutto normale», spiega. Qualcuno giura di avergli sentito dire anche un «tutto risolto». Peccato che, nelle stesse ore, l'indiscrezione che vuole l'interessamento della società per Gianfranco Zola trovi clamorose conferme con il volo che, dall'Inghilterra, porta l'ex giocatore del Chelsea a Roma. Sono le 14.05 quando il suo aereo atterra a Fiumicino. Poi Zola si allontana verso il centro della Capitale per incontrare Lotito. Nel frattempo Luigi De Canio torna mestamente nella sua Lecce. L'incontro si svolge in un albergo del centro, qualcuno ipotizza si tratti del Parco dei Principi a due passi di Villa Borghese. Le parti si salutano intorno alle 15, resteranno chiuse a trattare per circa 120 minuti. Qualche ora prima la società aveva annunciato sul sito ufficiale: «Conferenza stampa alle 17.30». Tre ore di ritardo rispetto al solito. E, soprattutto, senza specificare chi sarà a prendere la parola. Reja conduce normalmente l'allenamento. Urla, si sbraccia. Tutto sembra fuorché un «dead man walking», un tecnico dimissionario. Intorno alle mura di Formello si assiepano i tifosi. Qualche giocatore abbandona il centro sportivo e dà le uniche risposte che può: «Non sappiamo nulla, solo che Reja cenerà con noi». La conferenza stampa slitta di qualche ora e fino alla fine nessuno saprà chi sarà a prendere la parola. Alle 18.30 Lotito arriva a Formello, da solo. «Deve parlare con Reja», spiegano dalla società. Fonti vicine a Zola riferiscono che è tutto a posto. Il sardo avrebbe chiesto solo che Lotito chiarisca con Reja, suo vecchio amico nonché allenatore ai tempi del Cagliari, prima di accettare. Macché. Reja arriva in sala stampa e spiazza tutti: «In ogni famiglia ci sono problemi. Noi ci siamo detti tutto e abbiamo chiuso questi argomenti. Si va avanti per il bene della Lazio. Il presidente l'ha detto anche alla squadra: "lui è il vostro allenatore, e lo sarà anche in futuro"». Ma è lo stesso presidente che in due giorni ha incontrato De Canio e Zola: «Di fronte alle mie dimissioni era normale guardarsi attorno», giustifica Reja. Che poi in trans ecumenica abbraccia anche Tare: «Mai chiesta la sua testa. A volte capita di avere delle divergenze di opinioni, ma bisogna avere l'umiltà di dire che si è sbagliato». Cosa è stato promesso a Reja?L'ipotesi più credibile è quella di un rinnovo di contratto, da dirigente più che da allenatore. E allora chi sarà il tecnico dalla prossima stagione? Qualcosa delucidazione la dà Fulvio Marrucco, agente di Zola: «È stato un incontro cordiale - spiega - Gianfranco ha presentato a Lotito la sua idea di calcio e il presidente ci ha detto che per correttezza doveva parlare prima con Reja. L'incontro è andato bene, ma non si è mai parlato di cifre, serviva solo per conoscersi. È andata così, poi per il futuro...». Magari per giugno? «Non si sa mai». E poi Zola ieri non è ripartito per Londra. Lo farà oggi? Nella migliore delle ipotesi si sono risolti due problemi in un giorno: presente e futuro. Sul modo con cui lo si è fatto, poi, ci sarebbe da discutere.