Lazio, spiraglio per Reja
Il destino di Reja si deciderà solo oggi. Nel pomeriggio, di ritorno da Madrid, il tecnico avrà il tanto atteso faccia a faccia con Lotito, che ieri non ha raggiunto la squadra in Spagna. Il patron tenterà una difficilissima mediazione per provare a ricomporre una frattura, quella tra Reja e il ds Igli Tare, che appariva insanabile. La via d'uscita sarebbe l'assicurazione del presidente che Tare, nei prossimi mesi, si «allontani» un po' dalla squadra e si occupi più del mercato. Reja, da parte sua, dovrebbe rinunciare alle «esternazioni» sul mercato. Lo stesso Tare, prima della partita, è stato ottimista: «Penso che Reja resti». Il tecnico qualche piccolo passo verso la Lazio l'ha fatto. Ieri, in panchina, sembrava indiavolato. Si sbracciava, urlava, ha persino effettuato dei cambi per preservare i giocatori in vista della Fiorentina. Poi, nel dopogara, la parziale riapertura: «Domani (oggi, ndr) chiariremo col presidente e vedremo. Era giusto venire a Madrid per non lasciare la squadra. Aspetto una risposta dalla società. Se sono convinto delle dimissioni? Quando uno le dà, prima di darle, è convinto». Quel «prima di darle» fa pensare che qualcosa sia cambiato. Le manifestazioni d'affetto avute dai tifosi hanno risollevato l'umore del tecnico, apparso sorridente già in mattinata. «Non ho mai parlato di dimissioni irrevocabili», aveva detto. Poi l'allenamento sul vissuto in disparte, diretto da Crialesi. Ma Reja lascia spesso la rifinitura ai collaboratori. Nel pomeriggio, al momento di raggiungere il Vicente Calderon, il bagno di folla con i tifosi: abbracci, foto ricordo, sorrisi smaglianti. Nelle stesse ore dall'Italia rimbalzavano le dichiarazioni di D'Ippolito, agente di Ledesma: «La squadra spera che Reja resti. Cristian ha con lui un gran rapporto». Parole che facevano il paio con quelle di Hernanes dopo la gara con l'Atletico: «Speriamo di andare avanti con lui». Insomma, si è passati da una chiusura netta a un piccolo spiraglio. Che non ha fermato ovviamente la ridda di voci che continuano a circolare per il dopo-Reja. Conferme su De Canio («la panchina della Lazio fa gola a tutti»), la cui disponibilità è stata effettivamente sondata dalla società, ma salgono anche le quotazioni di Dario Marcolin, vice di Mihajlovic a Firenze. Si tratterebbe, in quel caso, di una chiara mossa per anticipare l'arrivo del serbo che il regolamento non permette prima della prossima stagione. Per motivi di tempo, però, l'uomo maggiormente indiziato a sedersi in panchina domenica contro la Fiorentina è Simone Inzaghi, affiancato da Crialesi. Poi, nella settimana pre-derby, l'eventuale nuovo allenatore avrebbe tutto il tempo per insediarsi. Conoscendo Lotito non bisogna escludere colpi di scena. Ieri la giostra dei nomi è impazzita. Ai vari Delneri, Tassotti, Zenga o Lippi si sono aggiunti Casiraghi, Zeman («ora alleno il Pescara», ha detto il boemo), Di Matteo (vice di Villas Boas al Chelsea), il grande ex Eriksson, addirittura l'ex ct della Nazionale brasiliana Dunga: «È appena morto suo padre - ha puntualizzato l'agente Caliendo - e tutti gli altri discorsi in questo momento passano in secondo piano». Poi c'è da registrare la candidatura di Bruno Giordano («Non potrei mai dire no») mentre per giugno restano in pista le ipotesi Montella, Mazzarri e Pioli.