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Matteo De Santis Istruzioni per le prossime conferenze stampa di Luis Enrique: meglio fare subito dopo una partita (magari vinta) e non dopo un allenamento.

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Comedimostra il Luis Enrique di ieri, felice e contento e totalmente diverso da quello furente di sabato a Trigoria. «Fare una conferenza stampa dopo un allenamento – spiega il tecnico asturiano - non è una buona cosa e credo che non lo farò più. Sabato non mi era piaciuto qualcosa ed ero arrabbiatissimo, adesso sono contentissimo. Lo sono per i tre punti, che sono gli stessi che avremmo fatto anche se avessimo vinto 5-0, perché abbiamo fatto una partita completissima e perché abbiamo sbagliato poco o nulla contro una squadra come il Parma che non perdeva da cinque incontri». C'è sempre un pelo nell'uovo, soprattutto per un perfezionista come Luis Enrique, ma stavolta è meglio non pensarci troppo: «Forse non siamo stati bravi a sfruttare nel migliore dei modi tutte le palle gol che eravamo riusciti a costruire, ma non abbiamo mai sofferto e non abbiamo concesso praticamente niente al Parma. Forse solo un'occasione con Okaka». Così come è meglio non perdere tempo su un rigore grosso come una casa per un braccio galeotto di Ferrario non visto solo dall'arbitro Peruzzo e dai guardalinee Preti e Liberti: «Io non ho visto niente e poi non parlo mai di queste cose». Meglio, allora, parlare di altro. Di un quinto posto che per la prima volta in stagione fa sentire alla Roma l'aria dell'Europa: «Siamo saliti di una posizione e il terzo posto neanche tanto lontano è un grandissimo stimolo. Il nostro prossimo obiettivo, però, è vincere a Bergamo. Io mi aspetto la vittoria, anche se sarà una sfida difficilissima. Ma sono ottimista perché si avvicina il derby e tutti si sono svegliati». Se è arrivata la sveglia, può arrivare anche quella benedetta regolarità che la Roma cerca disperatamente da inizio stagione. «I giocatori - ammette "Lucho" – sanno che ci manca la continuità, senza la quale non faremo niente. Ne parliamo tutti i giorni, ma vedo che i ragazzi sono sulla strada giusta, lavorano bene e stanno migliorando. Per raggiungere la regolarità, però, bisogna dare sempre il 100%. Ogni giorno, sia in allenamento che in partita». Uno che è già così, per Luis Enrique, si chiama Borini: «Fabio è un esempio, è uno che dà il massimo anche quando dorme. Mi ha sorpreso fin dal primo giorno e si sta guadagnando un posto da titolare con il lavoro quotidiano. Non so se è pronto per la Nazionale, Prandelli conosce meglio di me i giocatori italiani. Io posso solo dire che è un calciatore importante per la Roma e deve continuare così». Chi si gode l'esplosione di Borini è Walter Sabatini. «La mia inquietudine – sorride il ds – mi ha spinto a portarlo alla Roma. Lo seguivo da tempo e appena ho avuto l'occasione di prenderlo non ci ho neanche pensato». La chiusura sabatiniana è sulla partita e sulla classifica: «Questi sono tre punti importanti. Non abbiamo corso rischi e sono convinto che sia stata una delle migliori prove dall'inizio della stagione. Il terzo posto? Sarebbe immorale non crederci».

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