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A osservare il sorriso di Reja in conferenza stampa vien quasi da pensare che il tecnico abbia capito tutto, che il calcio è solo un gioco, inutile farsi il sangue amar

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Oppureche abbia qualche asso nella manica ai più sconosciuto, qualcosa che gli fa dire con tranquillità: «A Palermo andiamo per attaccare, sono convinto che faremo una grande partita». Il ragionamento, di per sè, non fa una grinza. Se la Lazio pensasse anche per un momento a difendersi, non ci sarebbe partita. Konko e Diakité squalificati; Biava, Stankevicius, Radu e Lulic infortunati; Dias a mezzo (e forse anche meno) servizio. Insomma, fare affidamento sul reparto arretrato, completamente falcidiato, sarebbe da folli. Eppure il tecnico sorride. Forse è ormai abituato a una squadra capace di trovare il meglio nelle difficoltà e non gli manca l'ottimismo. Di certo non difetta di fantasia, basta guardare l'11 che schiererà a Palermo: difesa a 3 composta da Zauri, Ledesma e Dias (Scaloni, se quest'ultimo dovesse alzare bandiera bianca); centrocampo con Gonzalez, Matuzalem, Candreva e Garrido; Hernanes sulla trequarti alle spalle dell'inedita coppia Klose-Alfaro, con l'uruguaiano al debutto ufficiale in maglia biancoceleste. Insomma, meglio prendere nota, una formazione del genere difficilmente la si rivedrà ancora in campo. Basterà a rialzarsi subito dopo la batosta europea? Al Barbera, nel posticipo di stasera, l'ardua sentenza. A Reja non resta che affidarsi ai suoi uomini che, con tutte le difficoltà di questo mondo, nel girone di ritorno sono riusciti a fare più punti di tutti. «In campionato non abbiamo mai mollato un colpo - spiega l'allenatore - chi ha giocato è sempre stato oltre la sufficienza. L'Europa League è quasi compromessa ma sapevamo che sarebbe stata dura perché conoscevamo il valore dell'Atletico. Ma per quanto fatto finora la Lazio deve andare col petto in fuori». È evidente il sollievo quando Reja ammette che l'Europa League è andata. La Lazio ritroverà il ritmo settimanale degli allenamenti e riabbraccerà qualche infortunato (Mauri andrà in panchina e potrebbe giocare una ventina di minuti, per Lulic si deciderà stamattina). Il calendario, però, resta intasato e il tecnico invoca ancora una volta una riduzione della A da 20 a 18 squadre. Di certo, qualche uomo in più avrebbe fatto comodo: «Ma Constant aveva delle caratteristiche che non ci servivano, c'è già Lulic a fare quei ruoli, e Kucka doveva tornare all'Inter». È l'ultima concessione al passato, da adesso si guarda al Palermo, «una squadra che Mutti ha saputo sistemare con più accortezza in campo senza rinunciare alla fase offensiva, soprattutto in casa», anche se «la Lazio andrà al Barbera per giocarsela e sono convinto che i miei giocatori faranno una grande prestazione». Ci vuole l'impresa, e nel capoluogo siciliano non sarebbe la prima volta. Nel 2007 una Lazio in 9 uomini strappò un pareggio, 2-2. Il gol finale lo realizzò Igli Tare. Scusate se è poco.

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