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di Tiziano Carmellini Il colpo decisivo, quello che consentirà al nuovo corso giallorosso di prendere definitivamente il volo.

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stannomettendo assieme per costruire la Roma del domani. Un mix perfetto tra la linea verde imposta con la scelta di Luis Enrique, tecnico giovane dalle idee innovative e con uno spirito calcistico offensivo (alla faccia del vecchio: «Primo non prenderle») e la tradizione. Già perché questo nuovo corso (basta con l'inflazionato «progetto» che porta pure un po' sfiga...) ha trovato prima l'appoggio della colonna portante della «vecchia»Roma, Francesco Totti (che più volte ha professato di essere fiero leader di questo gruppo di giovani scalmanati), poi quello del capitano del futuro Daniele De Rossi. Un personaggio che è riuscito nella difficile impresa di coniugare la volontà del cuore con una scelta economico-professionale di livello molto alto. «Daniele non ha rinunciato a nulla», è il pensiero dei detrattori di turno: ma perché avrebbe dovuto, la replica scontata di chi ha a cuore il bene della Roma. E il fatto che nell'accordo non ci sia la tanto temuta clausola rescissoria («con tutti i soldi che gli ho dato ci mancava anche la clausola... anzi, magari l'avesse voluta, così qualcosa risparmiavo...» sembra leggersi negli occhi di Baldini al suo fianco a Trigoria), dimostra la volontà di De Rossi di rimanere nella squadra che lo ha fatto crescere e non solo dal punto di vista calcistico. Ma per restare ha chiesto, giustamente, garanzie: e non solo quelle economiche stabilite dal contratto più oneroso della storia giallorossa, ma anche tecniche. Perché De Rossi è rimasto a Roma per vincere. Ecco, questa è una delle garanzie più credibili per i tifosi romanisti, anche per chi a «'sti americani» non ci ha creduto mai fino in fondo. Se alla base di un'attività imprenditoriale, di qualsiasi tipo essa sia, c'è la lungimiranza, la Roma in questo senso può dormire sonni tranquilli. L'età media del nuovo corso giallorosso è tra le più basse del campionato, così come gli stipendi (fatti salvi quelli di di Totti e De Rossi appunto) che viaggiano in linea con i tempi di austerity. E comunque quasi 43 milioni di euro spesi nel mercato estivo (primo dell'era americana) e i quasi 7 a De Rossi (premi e bonus compresi), sono tutt'altro che un segnale di recessione... anzi. Non male per una società che sette mesi fa era «tecnicamente» fallita.

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