Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Roma, passo indietro

Il tecnico della Roma Luis Enrique

  • a
  • a
  • a

Chissà se a Luis Enrique, dopo quella di Torino, è piaciuta anche la Roma vista ieri contro il Bologna. Impalpabile, per non dire inguardabile per lunghi tratti. Evidente il passo indietro rispetto alle belle cose del recente passato, proprio in una settimana molto «chiacchierata» al termine della quale ci si aspettava una risposta sul campo dei giocatori giallorossi. Così purtroppo non è stato e la Roma lascia all'Olimpico due punti importanti per una classifica ancora da sistemare che li vede adesso al sesto posto, a quattro punti dall'Inter, aspettando i venticinque minuti da «terminare» a Catania.Una squadra spenta, che regala per l'ennesima volta un tempo agli avversari e non riesce nella ripresa a rimettere in piedi la gara: anche se per la prima volta la Roma non perde la partita dopo essere andata in svantaggio. Già nel primo tempo il Bologna ha sfiorato il gol almeno un paio di volte. Prima Heinze salva su Di Vaio, poi Raggi, poco prima dell'intervallo, sbaglia un gol fatto a porta vuota (spizzata di testa da angolo di Di Vaio con palla che sfila davanti alla faccia di Stekelenburg). Il fronte offensivo, fatto di tanti passaggi sbagliati, errori di posizione e scarsa lucidità, è stato affidato alle botte da fuori di Totti e a un bel triangolo Borini-Taddei concluso male dal brasiliano. E la ripresa non è iniziata meglio: visto che dopo soli cinque minuti solo un salvataggio di Juan è riuscito ad evitare il gol bolognese. Vantaggio arrivato, meritatamente, sette minuti dopo grazie proprio all'errore, imbarazzante, di Juan. Uscita a vuoto su Di Vaio che si presenta così da solo davanti a Stekelenburg e lo inchioda (forse qualcosa di meglio l'olandese poteva fare), per l'1-0 che cambia la gara. Qui la Roma sente la scossa e sembra in grado di rientrare in partita visto che solo cinque minuti dopo Pjanic (migliore a paletti dei suoi) estrae dal cilindro una punizione capolavoro che riapre la gara. Ma è un'illusione, perché la Roma non riesce a concretizzare il suo gioco che comunque sembra crescere col passare dei minuti: ma lì davanti manca sempre la lucidità negli ultimi metri e solo due miracoli di Stekelenburg (grandissima uscita e parata a mano aperta su Di Vaio) evita la beffa ai giallorossi, dopo che Bojan e Simplicio hanno sbagliato due gol incredibili. L'assenza di De Rossi (la ventata di ottimismo portata dallo sketch con Zoro sul suo futuro è durata un nanosecondo) pesa come un macigno per questa squadra alla quale manca il filtro naturale lì dietro: Gago ha un'ottima propensione per un certo ruolo, riesce a sostituire De Rossi in fase di costruzione, ma la copertura del centrocampista azzurro in quella difensiva e la sua presenza devastante nei ripiegamenti è tutta un'altra roba. Così il povero Luis Enrique si deve accontentare di quello che passa il convento e fare mea culpa su Lamela che aveva lanciato titolare, annunciando la doppietta scaccia-polemiche del giovane asso argentino. Invece è stato costretto a cambiarlo dopo sedici minuti della ripresa visto che, chiaramente, non è mai entrato in partita. E il tecnico deve anche prendere atto della «confessione» di Borini a fine gara: uno dei pochi non presenti alla famosa e fin troppo discussa cena. A precisa domanda sulla «stanchezza» della Roma il giovane attaccante ha risposto: «Noi dobbiamo stare accorti a casa e fare quello che dobbiamo fare». Almeno stavolta non sarà stata colpa dei giornalisti. Speriamo...

Dai blog