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Djokovic trionfa ancora a Melbourne

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Novak Djokovic bacia la coppa

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Il re è ancora lui. Dopo un'estenuante battaglia durata quasi sei ore, Novak Djokovic batte per la settima volta di fila in una finale Rafa Nadal e centra il terzo successo agli Australian Open, il secondo consecutivo, e allunga la striscia di trionfi nello Slam cominciata a Wimbledon e proseguita, attraverso gli Us Open, al Melbourne Park. Il mancino di Manacor ha provato in tutti i modi a sfatare quello che ormai è diventato un tabù per lui, ha dato fondo a tutte le sue energie, fisiche e mentali, è risorto quando sembrava spacciato, ha tenuto duro ma alla fine il serbatoio è rimasto vuoto e Djokovic, nonostante i cinque set con Murray e un giorno di riposo in meno, l'ha spuntata: 5-7 6-4 6-2 6-7(5) 7-5 dopo 5 ore e 53 minuti di gioco, record sia per gli Australian Open (il precedente risaliva alla semifinale del 2009 tra Nadal e Verdasco) sia per la finale di uno Slam (Us Open '88, Wilander batte Lendl dopo 4 ore e 55 minuti). Alla 15esima presenza nell'ultimo atto di uno di quattro grandi tornei, Nadal ha adottato sin da subito una tattica aggressiva, costringendo Nole sulla difensiva e riuscendo a conquistare il primo parziale dopo 80 minuti di spettacolo puro. Ma il 24enne di Belgrado ha rialzato la testa nel secondo set, migliorando la percentuale di prime palle al servizio e limitando gli attacchi dell'avversario. Sul 5-2, però, spreca due set-point, Nadal recupera il break ma poi rovina tutto con un doppio fallo, un brutto colpo anche dal punto di vista psicologico che Djokovic sfrutta al meglio.  Il terzo parziale viene giocato dal serbo al limite della perfezione, Nole non sbaglia quasi nulla, Rafa comincia anche a innervosirsi e l'incontro sembra ormai segnato. Sembra. Perchè il maiorchino è uno che non molla, basti pensare ai cinque punti di fila messi mentre era al servizio sul 3-4, 0-40. Dopo una breve interruzione per pioggia, lo spagnolo ha ripreso a rispondere colpo su colpo e al tie-break piazza l'ennesima rimonta, risalendo da 4-5 a 7-5. Si va così al quinto e lo spagnolo mette quasi un'ipoteca sulla vittoria strappando la battuta al rivale nel sesto gioco. Ma è solo un'illusione, Nole risponde subito col controbreak, sul 5 pari si ripete e quando va a servire per il match annulla anche una palla-break a Nadal. E alla prima occasione utile chiude definitivamente i conti, mostrando i muscoli, provati da una battaglia destinata alla storia. «Per me sono state due settimane fantastiche e non dimenticherò mai questo match», commenta sconsolato lo spagnolo, che dopo le finali perse a Indian Wells, Miami, Madrid, Roma, Wimbledon e Us Open, vede infrangersi i sogni di gloria contro Djokovic anche in Australia. «Purtroppo non possono esserci due vincitori ma ti auguro il meglio per questa stagione e spero di vivere altre finali come questa», le parole che il serbo rivolge a Nadal prima di aggiungere: «È un piacere giocare qui ed è soprattutto un privilegio trovarmi di fronte a uno dei più grandi giocatori di sempre, Rod Laver». Nole si inchina davanti al mito. Ma oggi potrebbe essere cominciata un'altra leggenda.  

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